Adottata quando aveva meno di un anno, Arlena Ton ha scoperto solo da poco di discendere da una famiglia di tessitrici.
Tramite una fotografia su Facebook la giovane ha potuto portare a galla il proprio passato e conoscere la nonna e la zia materna. «Andare in Romania è stata la chiusura del cerchio».
BELLINZONA - Un filo doppio. Che univa in maniera invisibile il Ticino alla Romania. Un trait d’union di cui Arlena Ton - 32enne proprietaria dell’Atelier Zaharia di Bellinzona - fino a poco tempo fa non sapeva nulla. Adottata da una famiglia ticinese quando aveva meno di un anno, lei che a soli cinque era rimasta letteralmente ammaliata da questo lavoro, è infatti figlia e nipote di tessitrici. «Ho scoperto questo mestiere in vacanza in Egitto», ci racconta. «C’era quest’uomo che tesseva un arazzo e io sono rimasta affascinata a guardare come intrecciando dei fili potesse creare quei meravigliosi disegni».
La scoperta delle origini - Disegni che Arlena stessa - dopo essersi diplomata nel 2008 alla CSIA - progetta e tesse da una decina d’anni nel suo atelier. «All’inizio il mio capitale era pari a zero. Acquistavo il materiale per venti franchi e creavo man mano». Dopo qualche tempo l’atelier, soprattutto grazie ai mercatini, inizia a crescere e a farsi conoscere. Nello stesso periodo, però, ad Arlena scatta l’esigenza di riscoprire le proprie origini. Di comprendere e scoprire il proprio passato. «Sono cresciuta in una famiglia che non mi ha fatto mancare nulla. Che mi voleva bene», sottolinea la giovane imprenditrice. «Ma penso che ogni figlio adottato si faccia delle domande sui propri genitori biologici “Chi erano? Cosa facevano nella vita?”».
La foto su Facebook - Ed è proprio questa curiosità che la porta a pubblicare su Facebook una fotografia di lei piccolissima in braccio alla madre. Che le fa scoprire quel trait d’union che la legava indissolubilmente alla sua famiglia biologica. «Grazie ai social ho potuto incontrare mia zia e mia nonna che abitano nel Nord della Romania», ci spiega Arlena. Durante quell’incontro - avvenuto nel 2015 - la giovane ha scoperto che anche la mamma e la nonna erano tessitrici. «Per me è stata la chiusura del cerchio visto che io ho scelto questo mestiere di pancia. Col cuore. Nel mio sangue c’era la tessitura. E questa convinzione mi ha dato la carica per continuare con il mio atelier».
Il viaggio in Romania e le lacrime - Quella fotografia ha pure permesso ad Arlena di scoprire il suo Paese d’origine. «Sono partita con l’auto per raggiungere la Romania. Volevo vederla. Assaporarla. Scoprire questo territorio e le sue tradizioni. In due settimane non ho naturalmente potuto scoprire tutto. Ma ho visto un Paese fantastico che offre tantissimo. Con tradizioni ancora vive». La visita alla nonna e alla zia è stato il momento più toccante. «Sono scorse le lacrime. Mia nonna non mi aveva mai visto. Era veramente emozionata. A casa sua ho recuperato dei tessuti fatti da loro. È stato emozionante quante similitudini ci fossero tra di noi. Ed è come se io avessi portato avanti una tradizione di famiglia».
Un filo rosso che unisce tre generazioni che rivive nell’atelier di Piazza Nosetto. «Adoro Bellinzona. I Castelli e l’aria medievale che si respira. Con il mio atelier volevo portare un contributo alla Città ed era un po’ un omaggio a loro». Così come il nome Zaharia è un omaggio al nome della sua famiglia in Romania.