Non si spegne la polemica sui controlli doganali all'aeroporto di Lugano
Senza prendere posizione sull'accaduto, il direttore dello scalo Davide Pedrioli ricorda che: «Tra tutti gli aeroporti regionali svizzeri, Lugano è quello dove ci sono più controlli»
AGNO - Una scia di veleni e ipotesi. È passata una settimana, da quel sabato 11 settembre, alle 15, quando dalla pista di Agno ha preso il volo un Cessna 680 della società tedesca Aerowest. Pochi minuti prima a bordo era salito un uomo di 58 anni, Shmuel Peleg. Assieme a lui il nipotino, Eitan, di 6 anni. Destinazione Tel Aviv, dove il volo privato a noleggio, proveniente dalla Germania, è atterrato infine verso le 18.25.
Di sicuro c’è solo che nonno Shmuel è stato abile e freddo nel riuscire a strappare alla zia paterna il piccolo, e unico, scampato del crollo della funivia del Mottarone. E in seguito altrettanto abile nel superare ogni possibile controllo, prima in frontiera a Chiasso, da dove era transitato su una Golf, e infine all’aeroporto di Agno. Ed è proprio sullo scalo che, in questi giorni, piovono le critiche. Come quella del deputato leghista e capodicastero Sicurezza di Agno, Giancarlo Seitz, che ieri ha auspicato il ritorno di un efficace dispositivo di polizia sul posto.
Chi promuove i controlli - La presunta falla porta però direttamente ai controlli doganali svolti dall’Amministrazione federale delle dogane, la quale tuttavia ribadisce di non poter fornire alcuna informazione sul caso, «a causa della protezione dei dati personali». Tra gli operatori attivi professionalmente ad Agno abbiamo raccolto due letture antitetiche dell’accaduto. «I controlli doganali sui voli da Agno - sottolinea un operatore di voli privati - vengono sempre eseguiti con rigore. Non vengono verificati soltanto i documenti, ma si sono aggiunte anche le procedure Covid con la verifica del QR Code in entrata e uscita dalla Svizzera». Nel caso di un adulto in viaggio con un minorenne (che non siano, come per Eitan, i genitori per i quali basta un semplice passaporto) per salire su un volo privato è decisivo e obbligatorio poter esibire il documento, nel caso specifico, della Procura italiana che autorizza l’uscita dal Paese. Si tratta di un documento che anche l’operatore del volo è tenuto a verificare. «Il punto centrale è che non sappiamo quale documento, vero o falsificato, avesse con sé il nonno» alza bandiera bianca il nostro interlocutore.
E chi li boccia - Sull’accaduto circola però anche una spiegazione meno tenera nei confronti delle Dogane. Un professionista attivo nel settore dei trasporti privati punta il dito contro il “cancello 20”. È il cancello che dà accesso diretto alla pista e si trova al termine del rettilineo che parte dalla rotonda del centro commerciale Migros. «In tutte le occasioni, quattro o cinque, in cui questa estate, ho portato dei clienti per un volo privato non ho mai passato un solo controllo doganale. Al “cancello 20” arriva la camionetta dell’handling, il servizio di assistenza a terra, che scorta l’auto con il viaggiatore, lungo un percorso obbligato, fino a dove è parcheggiato l’aereo. Da lì, con l’aiuto del personale di terra, i bagagli vengono caricati a bordo, mentre il passeggero sale sul velivolo senza passare da alcun controllo doganale. Si salta pure il passaggio dei bagagli sotto il metal detector».
L'altro interlocutore puntualizza - Una testimonianza che però viene corretta, e ridimensionata, dal nostro altro interlocutore, soprattutto se riferita a voli interni e spazio Schengen dove per i voli privati certi controlli non sono previsti: «Come in tanti paesi è possibile, anche ad Agno, andare direttamente sottobordo all’aereo. Ma questo non preclude a tutti gli altri controlli. L’autista privato, non trovandosi a bordo dell’auto del personale di terra, non può semplicemente sentire le loro comunicazioni con le guardie. Le quali possono richiedere un controllo dei passaporti». Quanto all’assenza di un controllo con il metal detector: «Dal momento che ad Agno non c’è più un volo di linea, quest’obbligo non c’è più. Quindi non avviene sui voli privati». Tutto qua, senza cercare forzatamente falle o cicche del nonno.
Il direttore: «Siamo l'aeroporto con più controlli» - Due voci antitetiche, ma poi è il capo aerodromo Davide Pedrioli, che dal 1° luglio ha rilevato il timone da Julia Detourbet, a definire semplicemente «una panzana» la tesi dell’accesso senza controlli dal “cancello 20”. Non entra nel merito della vicenda, Pedrioli: «L’aeroporto, con il caso fresco, non può rilasciare dichiarazioni». Una cosa però la sottolinea con la forza della smentita: «Non è un accesso facilitato. Ma normato, regolato, definito e videosorvegliato dagli stessi doganieri e aperto solo alla presenza dei nostri collaboratori. Facilitato sì, ma solo nel senso fisico. Come fanno tutti gli aeroporti del mondo. Se volete una notizia potete scrivere che tra tutti gli altri sei-sette aeroporti regionali svizzeri, Lugano è quello dove ci sono più controlli. Non diamo per favore dei dilettanti a gente che svolge il proprio lavoro in modo iper-professionale». Il nonno di Eitan, taglia corto e ribadisce Pedrioli, «si è scelto l’aeroporto regionale con più controlli».