Secondo Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio, sono da prevedere rincari di gas, petrolio e cereali.
Mentre il franco si rafforza, si teme inoltre un indebolimento delle esportazioni. In caso di sanzioni, le decine di aziende ticinesi che lavorano con la Russia potrebbero inoltre trovarsi i canali chiusi.
BELLINZONA - Russia contro Ucraina. Oggi il mondo intero osserva a bocca aperta l'esplosione del conflitto. Ma, guardando nel proprio orticello, si temono già le conseguenze indirette sul nostro Paese. E la domanda sorge spontanea: il Ticino potrebbe essere impattato negativamente? Secondo Luca Albertoni, direttore della camera di commercio del Canton Ticino, sì.
«Gli effetti sulla nostra economia possono essere molteplici, tra cui il rincaro delle materie prime, come gas, petrolio e cereali», ha spiegato oggi Albertoni ai microfoni di Radio Ticino. «Poi c'è il problema delle aziende che lavorano con la Russia e l'Ucraina, che rischiano di trovarsi i canali chiusi a causa del conflitto o di eventuali sanzioni economiche, che attualmente vengono prospettate. Non da ultimo, il rafforzamento del franco, che è una delle conseguenze che già si sentono negli ultimi giorni, rende ancora più cari, per l'esportazione, i nostri prodotti». Insomma, ha chiarito il direttore della CC-Ti, c'è tutta una paletta di effetti poco simpatici che possono avere un impatto anche sul nostro territorio, «a dipendenza di quanto questo malaugurato conflitto possa durare».
Nel frattempo gli Stati Uniti hanno già minacciato, come possibile sanzione, di tagliare fuori la Russia, e dunque tutte le sue aziende, dal circuito economico bancario, e quindi dal sistema di pagamento internazionale. Questo significa che chi ha accordi con la Russia rischierebbe di non essere remunerato per le prestazioni fornite. «Questa è una sanzione molto pesante per tutte le aziende che lavorano con la Russia, e che sarebbe dannosa per la nostra economia», ha commentato Albertoni, che si è detto contrario al principio delle sanzioni, non ritenendole efficaci nella risoluzione di «questo genere di situazioni».
Non è facile stabilire il numero esatto di aziende che in Ticino hanno scambi importanti con Russia e Ucraina, chiarisce infine Albertoni. Alcune ci lavorano direttamente e altre indirettamente, rifornendo altre aziende che esportano a questi Paesi. «Si tratta comunque di diverse decine di imprese toccate in maniera diretta», conclude Albertoni, «soprattutto per quanto riguarda la Russia».