La reazione furiosa di alcuni inservienti dopo l'intervista di Lorenzo Pianezzi, presidente di hotelleriesuisse Ticino.
Lo stesso numero uno del settore replica: «Chi ha subito ingiustizie le denunci. Anche anonimamente. I mezzi ci sono. Da anni stiamo combattendo ogni tipo di abuso».
LUGANO - Non si trovano residenti disposti a lavorare nel settore alberghiero. E questo nonostante la possibilità di carriera e i salari interessanti. È quanto ha affermato di recente Lorenzo Pianezzi, presidente di hotelleriesuisse Ticino, in un 'intervista a Tio/20Minuti. Ebbene, dopo la pubblicazione dell'articolo, sono state diverse le reazioni stizzite da parte di persone rimaste scottate dal settore.
«Mio figlio costretto a emigrare» – A esordire è un padre di famiglia. «Ho un figlio cuoco, che ha fatto l’apprendistato in Ticino e una formazione supplementare in campo dietetico. Ne ha passate di tutti i colori, incluso un periodo in disoccupazione. Sì, disoccupazione. Anche perché prima della pandemia, in Ticino si prediligeva puntare su frontalieri a metà prezzo. Pensate che mio figlio era stato impiegato in un noto albergo di Lugano. Dopo tre mesi lo avevano lasciato a casa, in quanto "troppo bravo". Dicevano che non lo potevano tenere, visto che meritava uno stipendio più alto. Ora mio figlio lavora oltre Gottardo in un ristorante rinomato, è stato costretto a emigrare».
«In 22 anni la mia paga è cresciuta di pochissimo» – Ma ecco un'altra storia. Quella di un uomo che il sacro fuoco ce l'ha da sempre. «A 19 anni ho iniziato l'apprendistato di cuoco, nel 2004 dopo tre anni ho ricevuto il diploma. Ai tempi la paga era sui 3.600 franchi lordi, 18 anni dopo con un totale di 22 anni di esperienza la paga che mi propongono nel 90% dei posti è di 4.150 lordi, il minimo sindacale. Nei miei 18 anni dopo l'apprendistato sono veramente pochi quelli che hanno offerto di più. Ho fatto stagioni a Davos e St.Moritz e quando mi presento mi dicono "noi ti diamo la paga in base al contratto collettivo". A 41 anni con una famiglia dove vado con 4.150 franchi al mese? La maggior parte dei gerenti non cerca un cuoco, ma un robot».
«Ritmi massacranti» – «Lavorare in albergo o ristorante in Ticino è orribile – racconta un altro ticinese, inalberato per le parole di Pianezzi –. Ho fatto la scuola alberghiera e ho lavorato in diverse strutture prima di mollare il settore. Nessuno parla dei salari da fame, dei ritmi di lavoro massacranti, e soprattutto dei datori di lavoro pretenziosi che credono che tutto sia dovuto. Troppo facile puntare il dito contro chi non vorrebbe lavorare nel settore senza però volerlo rendere professionalmente più interessante».
«Tra agenzie e salari da fame» – Spunta anche la testimonianza di una giovane donna del Bellinzonese, madre di due figli, che per trovare un lavoro con un salario decente ha dovuto fare un sacco di colloqui. «Perché alcuni alberghi, anche prestigiosi in apparenza, puntano sulle agenzie. In altri casi mi sono stati offerti stipendi da fame. Questa cosa non è normale. Ora lavoro in un bar. Sono orgogliosa di me perché ho avuto il coraggio di dire di no a un determinato "andazzo". Finché non ho trovato il posto giusto. Dettaglio non da poco, la direzione del mio posto di lavoro si trova in Svizzera interna».
«Ho fatto un esaurimento nervoso» – «Ho lavorato in un albergo nel Locarnese per dieci anni – sottolinea un ulteriore "testimone" diretto della situazione –. Alla fine ho avuto un esaurimento nervoso. L'aspetto più complicato, soprattutto nelle strutture stagionali, è la gestione del tempo. Bisogna lavorare praticamente sette mesi di fila. Sotto stress. Da marzo a ottobre. Puoi avere tutta la passione che vuoi, ma a un certo punto la salute ne risente. Bisogna avere la vocazione, certo. Ma prima di tutto le paghe non sono così interessanti come è stato detto. Poi è assurdo sminuire il tempo libero e la famiglia, è normale che la gente voglia stare con la moglie, con i figli o con gli amici anche. Siamo in ritardo anni luce rispetto al resto della Svizzera, questa è la verità».
La replica di Lorenzo Pianezzi – «Consiglio a certe persone di non stare più zitte – replica Lorenzo Pianezzi –. Mi spiace che abbiano subito ingiustizie. Chi ha ricevuto salari da fame, sotto i minimi del contratto collettivo, lo denunci anche anonimamente. Gli uffici appositi dedicati al contratto collettivo nazionale di lavoro si trovano a Basilea (www.l-gav.ch). In generale consiglio inoltre di fare formazione continua, di non accontentarsi di una posizione e tenersela per una vita. In questo modo il salario potrà aumentare. I ritmi stressanti? Il contratto collettivo per un tempo pieno prevede almeno due giorni liberi a settimana. Se non si riesce a farli consecutivi, si può fare un giorno intero e due mezze giornate. Abbiamo da contratto cinque settimane di vacanza all'anno, di cui due obbligatoriamente consecutive. Lo ripeto: se qualcuno ha trovato qualcosa di diverso è ora di "urlarlo al mondo". Da diversi anni stiamo combattendo qualsiasi tipo di abuso. E continueremo a farlo ancora con più forza».