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Se a Lampedusa c'è «rabbia», sul Ticino «per ora non c’è pressione»

EMERGENZA SBARCHISe a Lampedusa c'è «rabbia», sul Ticino «per ora non c’è pressione»

18.09.23 - 22:02
Il punto su ciò che potrebbe riguardarci, a confronto con il racconto di chi vive sull'isola: «Noi costretti ad andarcene».
Foto Tio
Lampedusa, il porto ieri, 17 settembre. Barchini della disperazione e imbarcazioni turistiche.
Lampedusa, il porto ieri, 17 settembre. Barchini della disperazione e imbarcazioni turistiche.
Se a Lampedusa c'è «rabbia», sul Ticino «per ora non c’è pressione»
Il punto su ciò che potrebbe riguardarci, a confronto con il racconto di chi vive sull'isola: «Noi costretti ad andarcene».

LAMPEDUSA / CHIASSO - Nel ribadire che l’emergenza migranti è questione europea, la premier italiana Giorgia Meloni ha ricordato ieri a Lampedusa che gli afflussi record sull’isola – 12 mila in meno di una settimana - presto riguarderanno da vicino anche i paesi confinanti.

Un’allerta che potrebbe dunque già interessare anche il Ticino?
«Attualmente non c’è una pressione aumentata sulla dogana a Chiasso, inclusa quella ferroviaria – riferisce chi si occupa di migrazione, tra Lombardia e Ticino – I migranti che oggi si trovano a Lampedusa verranno prima trasferiti in Sicilia (Pozzallo e Porto Empedocle, ndr) e occorreranno giorni prima che possano raggiungere il nord Italia».

Ma non solo, «quelli approdati a Lampedusa sono per lo più migranti subsahariani che cercheranno di arrivare in Francia, Germania e Europa del nord. E la Svizzera non è meta di flussi illegali ma per lo più di richiedenti asilo, come siriani, afghani, iraniani, turchi, iracheni e poi c’è chi arriva dal Maghreb».

Ma è, in parte, una questione di tempo.
«Certo, ad ottobre uno stato emergenziale e di pressione aumentata potrebbe ripresentarsi nuovamente ai confini tra Italia e Svizzera, anche perché la Confederazione, con i controlli sistematici francesi a Ventimiglia e in Austria, resta la principale via per raggiungere il nord».

E a questo proposito, oggi è arrivato il secco no ad accogliere chi è sbarcato in Italia da parte del ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin («facciamo già ampiamente la nostra parte»), mentre dall’Austria fanno sapere di voler aumentare i controlli alla frontiera del Brennero.

Lampedusa, tra rabbia, ansia e impotenza.
Nel frattempo, al di là della solita querelle politica, chi sta vivendo ininterrottamente da 30 anni il fenomeno migratorio, sono i lampedusani.

«Siamo ansiosi, stanchi, arrabbiati. Non riusciamo più a sopportare uno scenario tragico con barchini che si ribaltano, neonati che muoiono. In estate gli sbarchi ci sono stati ma poi tutto è degenerato: negli scorsi giorni in 48 ore sono arrivate 8 mila persone e noi residenti siamo poco più di 6 mila. Come possiamo affrontare questa situazione da soli?».

Sono le parole di una donna lampedusana che si occupa di turismo e insieme al marito pescatore («Lui non può parlare adesso, è in mare sul peschereccio») conosce a fondo il «cuore della gente dell’isola».

La donna, che è anche mamma e nonna, accetta di parlarne al telefono, seppur mantenendo l’anonimato.

«Viviamo su un’isola militarizzata, piena di mezzi di polizia e viviamo questi giorni in uno stato di allerta mista a impotenza, in sit-in continuo sotto il Comune, perché non vogliamo sia allestita qui anche una tendopoli».

Lampedusa è da sempre il primo approdo europeo per chi si imbarca da Tunisia e Libia. 
«È iniziato tutto 30 anni fa con piccole barche, singole persone che si fracassavano sugli scogli pensando di essere in Sicilia. Bagnati, scalzi e affamati raggiungevano il centro del paese. Poi però tutto è passato nelle mani di commercianti senza scrupoli, che si riempiono le tasche con la tratta di esseri umani».

Dopo tanti anni di esperienza diretta con gli sbarchi, quali le soluzioni possibili secondo i lampedusani? 
«È un problema che va studiato a fondo: l’Africa è un continente ricco di risorse e materie prime ma è depredato da multinazionali che si limitano a sfruttare i territori che li ospitano, in una logica predatoria e di profitto. Tutto ciò va cambiato perché queste persone vanno aiutate là e vanno capite, perché nessuno vorrebbe mai lasciare la propria terra».

Insieme alle prime proteste dei suoi compaesani, hanno fatto il giro d’Europa le immagini di migranti in coda che aspettano cibo, acqua e persino gelati, offerti dalla gente del posto.
«Stiamo facendo più di tutti, ci stiamo prodigando. Insieme alla Chiesa, abbiamo messo a disposizione di donne e bambini la Casa della fraternità. Facciamo la spesa, oltre che per noi, anche per loro: compriamo prodotti per l’igiene, assorbenti femminili, pannolini e poi generi di prima necessità come latte, biscotti, succhi di frutta. C’è chi compra bottiglie d’acqua e le distribuisce per strada a chi ne ha bisogno».

Una solidarietà condivisa con l’intera comunità.
«La sera della fuga dall’hotspot sovraffollato, i ristoratori hanno cucinato pasta e sfornato centinaia di pizze. La parrocchia ha aperto le porte della chiesa, ha messo a disposizione la propria cucina, i bagni».

Impressiona vedere, ormeggiate in porto, decine di barche arrugginite, colme di camere d’aria che fungono da salvagente, accanto a imbarcazioni turistiche.
«Queste barchette di lamiere di ferro arrugginite sono comparse ora a decine. Ma è impossibile arrivare dalla Tunisia e attraversare il mare in queste condizioni. È chiaro che ci sono barche madri più grandi che le trasportano e le mettono in acqua dopo aver affrontato già un primo tratto della traversata».

C’è chi dice che il porto sia ostruito dalle imbarcazioni dei migranti e che l ‘attività della pesca sia in difficoltà.
«Non è così, la pesca viene meno per motivi politici e naturali: i pescherecci tunisini arrivano fino sotto alla nostra costa; di notte vediamo le loro luci, mentre le nostre imbarcazioni non possono fare altrettanto, pena il rischio di vedersi sequestrato il peschereccio dalle autorità nordafricane. Il mare poi è sempre meno pescoso».

Le immagini che arrivano dall’isola in questi giorni non sono uno spot per chi vorrebbe passare le vacanze da voi. 
«Viviamo di pesca e turismo. E d’inverno, non potendo pescare, viviamo di quanto racimolato con il turismo d’estate. Certo, nonostante tutto abbiamo lavorato anche quest’anno ma gli albergatori denunciano un rallentamento ad agosto e c’è chi è esasperato».

In tutto questo, cosa chiedono i lampedusani?
«Pretendiamo uguaglianza, perché i migranti hanno la priorità sugli abitanti. Dopo lo sbarco, ad esempio, arrivano a ondate al pronto soccorso e noi, in caso di bisogno, arriviamo sempre dopo. Chiediamo poi che si fermino le partenze, anche con l’impiego di navi in mare. Che si proceda alla bonifica e alla pulizia dell’intera area. E poi diciamo no alla tendopoli: che l’isola non sia più militarizzata, altrimenti non ci resterà che andarcene».

 

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COMMENTI
 

Kelt 1 anno fa su tio
Era già successo! Quando un precedente governo di destra (Berlusconi) aveva fatto accordi con quella brava persona di Gheddafi. Migliaia di profughi in più. Analogamente ora il governo illuminato della Meloni ha fatto la stessa cosa con la Tunisia. Dare soldi ad un paese non democratico significa metterli in tasca a pochi e far sparare addosso e torturare i poveri Cristi che attraversano il deserto. Ovviamente, vista la premessa, questi dai campi di prigionia, dai proiettili e dalle torture scappano a gambe levate. Ergo: molti più profughi...ma cosa volete che interessi ad un governo che campa di proclama e luoghi comuni? Anzi, la mafia ringrazia...

Giulietto 1 anno fa su tio
La questione dei frontalieri è cosa ben nota anche a quelle latitudini…

Evry 1 anno fa su tio
Avanti cosi, se andiamo con UE sarem gli ultimi fanalini di coda e i primi a contribuire per la fallimentare UE !!

Livio 1 anno fa su tio
L’Europa è il più grande fallimento politico

Evry 1 anno fa su tio
Risposta a Livio
È da tempo che lo sapiamo ma ci sono ancora troppi dei Creduloni e un CF demen....

Voilà 1 anno fa su tio
La Francia fa già la sua parte? Certo ruba agli africani 500 miliardi l'anno e provoca la fuga per fame di questi poveracci.

Dan1962 1 anno fa su tio
E pertanto passano facilmente da varese sul tylo nessun problema attraversano la sera non c’è neanche un controllore

Gentlemen 1 anno fa su tio
Questo è il risultato del "Wilkommen" di tale Angela Merkel in Germania e del PD in Italia. Anche noi ora abbiamo un personaggio del genere "Baume Schneider" che da buon socialista ci farà precipitare nel caos. Vi siete mai domandati come finiscono quei migranti che chiedono asilo in Australia ? Anche l'Europa dovrebbe adottare lo stesso metodo !!!

Johnnybravo 1 anno fa su tio
Risposta a Gentlemen
Mi sembra che tu abbia tralasciato un piccolo dettaglio... attualmente al governo ci sono Meloni, Salvini & Co... quelli noti per i loro slogan facili come "la pacchia è finita","aiutiamoli a casa loro", ecc... Tuttavia, mai come adesso ci sono stati così tanti sbarchi, il che dimostra che è molto semplice parlare quando si è all'opposizione, ma governare è tutt'altra cosa... L'emigrazione non si è mai fermata e mai si fermerà, l'uomo è sempre stato nomade... chi per piacere, chi per esigenza...

Dex 1 anno fa su tio
Risposta a Gentlemen
Ma prima di scrivere sciocchezze, accendi l’interruttore. L’Europa è guidata da una grande maggioranza di destata.

Dex 1 anno fa su tio
Risposta a Gentlemen
Destra

Peter Parker 1 anno fa su tio
Risposta a Johnnybravo
Johnny. Vero, a far proclami in campagna elettorale ed all’opposizione è molto più facile. Però io ricordo che quando un ministro dell’interno ha fatto la voce grossa e ha implementato blocchi e limitazioni agli sbarchi (netta diminuzione), e’ stato denunciato e mandato a processo dagli stessi che ora sono all’opposizione e criticano il governo.

FaNaGhiGarii 1 anno fa su tio
Forse bisogna andare alla fonte a risolvere il problema. Il bello è che sosteniamo anche quei paesi senza mettere condizioni.

Dex 1 anno fa su tio
Risposta a FaNaGhiGarii
Mai visto un europeo sostenere qualcuno senza pretendere nulla in cambio. Mai!!
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