Effetti collaterali dei lavori per la Galleria di base ferroviaria del Ceneri. Due i Comuni coinvolti: Sant'Antonino e Capriasca.
SANT'ANTONINO/ CAPRIASCA - In due Comuni ticinesi le acque potabili si ritrovano con valori sballati a causa di un importante cantiere. A finire sotto la lente sono i lavori che hanno portato alla Galleria di base ferroviaria del Ceneri, inaugurata a settembre del 2020. Visti i malintesi che stanno circolando sulla notizia va subito precisato che l'acqua è comunque potabile e conforme ai parametri svizzeri.
Sostanze di troppo – A ritrovarsi oggi coinvolte sono le località di Sant'Antonino e Capriasca. Sul cantiere in questione sarebbero state usate sostanze che hanno in seguito "inquinato" le falde delle località in cui si trovano i due sbocchi del tunnel.
Il comunicato – La conferma arriva da un comunicato congiunto del Dipartimento del territorio e del Dipartimento della sanità e della socialità in seguito alla pubblicazione da parte dell'Ufficio federale dell'ambiente di un rapporto sulla presenza di sostanze per e polifluoroalchiliche (PFAS) nelle acque in Svizzera.
Al momento nessuna restrizione – «L’Ufficio federale di sicurezza alimentare e veterinaria (USAV) e il Laboratorio cantonale confermano che i valori rilevati in Ticino non presuppongono a oggi restrizioni sulla potabilità dell’acqua nei due Comuni. Gli stessi valuteranno comunque possibili misure per ridurre la concentrazione di PFAS nell’acqua potabile», riporta la nota.
I rilevamenti – Il comunicato prosegue: «Rilievi effettuati dapprima presso il deposito ex AlpTransit di Sigirino prima e in seguito al portale nord (in zona Vigana) della Galleria di base del Ceneri, unitamente ad altre indagini, hanno permesso di stabilire che almeno una tipologia di materiale da costruzione utilizzata nella realizzazione dell’opera è all’origine della presenza di PFAS nell’acqua che fuoriesce dai due versanti del tunnel».
Il sindaco di Capriasca: «Siamo tranquilli» – Andrea Pellegrinelli, sindaco di Capriasca, non è preoccupato: «Da noi il "problema" è al pozzo di Sigirino. Queste sostanze sono presenti e c'è un limite di tolleranza ammesso a livello federale. Si è constatato un aumento del livello di queste sostanze. Ma si è ancora nella norma. Siamo comunque tranquilli. La popolazione può stare serena. Da come ho intuito anche a Sant'Antonino la situazione è sotto controllo».
Sereni anche a Sant'Antonino – Simona Zinniker, sindaca di Sant'Antonino, lo conferma: «L'acqua lo ribadisco è potabile. I cittadini possono berla e usarla per le faccende quotidiane. Si tratta solo di abbassare questi valori. Anche perché probabilmente nel 2026 la Svizzera si allineerà alle norme europee per quanto attiene i livelli di queste sostanze nelle acque».
Parla il chimico cantonale – Nicola Forrer, chimico cantonale e direttore del Laboratorio cantonale, contestualizza: «A livello svizzero si voleva avere una panoramica della presenza di queste sostanze nelle acque potabili. I risultati sono generalmente ottimi. Nessun campione è risultato non conforme agli attuali parametri di legge. Prendendo però in considerazione il possibile adeguamento alle norme europee previsto per il 2026, in cinque casi si sono trovati dei valori superiori alle previsioni. Tra questi casi figurano quelli di Sant'Antonino e Capriasca. La sostanza specifica ritrovata nelle acque dei due Comuni non è di particolare rilevanza tossicologica. Le analisi confermano che non ci sono pericoli nel consumare quest'acqua».
Ma cosa sono le sostanze PFAS?
Vengono chiamate PFAS. Sono prodotti chimici organici completamente fluorurati o parzialmente fluorurati. Grazie alle loro proprietà idro e liporepellenti e alla loro stabilità termica e chimica, vengono utilizzati in molti prodotti per la casa nonché nell'artigianato e nell'industria. Ad esempio per la produzione di schiume ignifughe, impregnanti, imballaggi alimentari idro e liporepellenti, padelle antiaderenti, indumenti traspiranti o sciolina. Si tratta di un gruppo di sostanze composto da diverse migliaia di prodotti chimici che rimangono nell'ambiente in modo persistente. L'acido perfluoroottansolfonico (PFOS), ad esempio, appartiene alle PFAS.Nell'ordinanza sulla riduzione dei rischi inerenti ai prodotti chimici, il Consiglio federale ha già introdotto alcuni divieti per singoli gruppi di PFAS che, allo stato attuale delle conoscenze, presentano i maggiori rischi per la salute e sono i più diffusi nell'ambiente. Nello studio pilota di NAQUA sono stati analizzati 26 PFAS diverse. Si tratta di PFAS che, con i metodi di analisi standardizzati in uso, possono essere identificate in modo sicuro.