Sono diversi gli scenari aperti dall'abolizione del divieto di cabotaggio.
BELLINZONA / MILANO - Non è la panacea di tutti i mali (del traffico), ma di sicuro sarà un’opportunità preziosa per migliorare la mobilità e diluire, almeno in parte, le code nel Mendrisiotto. A distanza di 12 anni dall’inizio delle trattative, Berna e Roma hanno firmato un accordo che, esaurite le formalità, porterà all’eliminazione del divieto di cabotaggio per i servizi di trasporto pubblico transfrontalieri su gomma fra Svizzera e Italia.
Come funziona ora - Oggi, infatti, le imprese che attuano questo servizio non possono far salire passeggeri alle fermate nel paese vicino salvo al capolinea. Cosa potrà cambiare? Quali potranno essere le prospettive, visto anche il cospicuo numero di frontalieri? Lo abbiamo chiesto a Mirco Moser, capo della sezione della mobilità del Dipartimento del territorio. «Tutto aiuta - spiega - però, è bene sottolinearlo: non sarà la soluzione di tutti i problemi. Le linee che potranno essere introdotte non risolveranno il traffico sulle strade. Però, di sicuro è un’opportunità che va a completare l’offerta di trasporto».
Cosa cambierà - Si apre una prospettiva in grado di portare diversi vantaggi: «Il tema era già stato affrontato nell’ambito del progetto interreg “Smisto” - precisa il capo della sezione della mobilità - uno degli obiettivi era la pianificazione dei servizi affinché il cabotaggio potesse renderli effettivi». Un esempio di potenziale miglioramento riguarda due linee nella zona di Laveno Ponte Tresa: «Oggi fermano a circa 800 metri dal confine. Un domani, un bus potrebbe attestarsi a Ponte Tresa e l’altro a Caslano. In questo modo, il cittadino italiano, che magari oggi non prende il mezzo perché distante dalla stazione e quindi poco comodo, potrebbe cambiare idea». Una miglioria attuabile più rapidamente, per fare un altro esempio, potrebbe essere portata nella linea italiana che da Menaggio va a Lugano passando per Gandria.
«L'alternativa alla macchina? È il trasporto pubblico» - Insomma, le opportunità sono diverse e serviranno a diluire il traffico sulle arterie principali ticinesi. È bene però ricordare che, di qua e di là dal confine, prendere la vettura (spesso senza altri passeggeri) per spostarsi è ancora un’abitudine consolidata e dura a morire. «A ottobre abbiamo condotto una nuova inchiesta sulla mobilità ai valichi di confine - conclude Moser - a breve avremo i dati. Ma non mi aspetto grandi scossoni rispetto al passato. Il possesso dell’auto tende a calare, ma non in maniera così decisiva. L’unica alternativa è il trasporto pubblico. E, a questo proposito, “predicando” e basta si ottiene poco».
Da Como: «Non aspettiamo altro» - Anche oltreconfine l'abolizione del divieto di cabotaggio è stata accolta con attenzione e soddisfazione. «L’argomento per noi è molto interessante e, sul tema, da tempo ci sono incontri continui e costanti con il TPL», spiega Massimo Bertazzoli, amministratore delegato ASF, l'azienda di trasporto pubblico lariana. «Nella cornice della Regio Insubrica - aggiunge l'ad - a inizio dicembre ci sarà un incontro operativo e si discuterà, verosimilmente, di come declinare in maniera pratica e chiara l’accordo». L’obiettivo finale, continua Bertazzoli, è stilare un regolamento: «Nel momento in cui andremo ad avere delle linee condivise, partiremo. E noi non aspettiamo altro».