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Sesso e violenza, fino ad uccidere

Dal delitto di Lodrino, il ritratto degli esperti di un mondo in cui il limite tra ciò che è lecito e ciò che non lo è si fa sottile
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Sesso e violenza, fino ad uccidere
Dal delitto di Lodrino, il ritratto degli esperti di un mondo in cui il limite tra ciò che è lecito e ciò che non lo è si fa sottile

LUGANO - Di giorno il ragazzo «buono, timido e un po' ingenuo». Di notte quello violento e alterato dalle sostanze, persino temuto dalle prostitute che frequentava, tanto da essere inserito in una sorta di "black list" dei clienti da evitare.

Due personalità opposte, come nel dottor Jekyll e mr. Hyde, sembra abitassero il 27enne, attualmente unico indiziato per il femminicidio consumatosi in un rustico di Lodrino.

Del giovane si sa poco. Dalle informazioni reperibili in rete emerge come un bravo lavoratore, tanto da essersi aggiudicato un premio nei campionati regionali delle professioni. Sui social qualche foto lo ritrae in divisa mentre impugna un'arma, qualche immagine mostra delle moto.

Un ragazzo come tanti. Il cui mondo interiore, però, celava forse dell'altro, una zona oscura. Che abbiamo provato a indagare con Kathya Bonatti, docente di educazione affettiva e sessuale. 
«Premetto che non sono a conoscenza dei fatti accaduti essendo le indagini in corso, pertanto si possono formulare solo ipotesi teoriche e generali. Laddove esistono dei traumi gravi, questi si rivelano inevitabilmente in qualche ambito dell'esistenza. I segnali ci sono sempre. La mancanza di una vita affettiva e sessuale con una persona con cui condividere il quotidiano e confrontarsi, o la tendenza a isolarsi socialmente sono indicatori di disagio».

La sessualità espressa nel sesso a pagamento non può rientrare nella vita affettiva, immagino. 
«Alcune persone coniugano la vita affettiva con il sesso a pagamento, ma non se la sessualità si esprime esclusivamente con modalità violente. Con le professioniste del sesso c'è una minore paura del confronto, del rifiuto. E si ha la possibilità di vedere appagate le proprie fantasie e perversioni».

Se nel rapporto si cerca sempre la violenza? 
«Nella sessualità c'è la verità di ogni essere umano. Non si può dire di conoscere veramente una persona se non se ne conoscono le perversioni e la vita intima. Laddove l'atto deve essere sempre violento, persino sadico, tale da spingere una prostituta a rifiutare una prestazione e avere paura, vuol dire che c'è qualcosa che non va. In questo caso dai racconti dei conoscenti sembra che la violenza non fosse agita nella vita sociale, ma collegata agli impulsi sessuali. Il suo godimento era legato al fare del male? Non lo sappiamo. Foto di motori, armi, possono essere collegate a una volontà di rappresentazione di forza, di potere. Una forma di compensazione forse. Di cosa non è dato saperlo, ma in astratto potrebbe essere anche legata a qualche problematica nella sfera sessuale».

Il confine tra il provare piacere nella violenza e il delitto però non è così sottile. 
«In casi di particolare fragilità e in presenza di patologie psichiatriche la derisione e l'umiliazione di qualcuno possono scatenare reazioni violente. Scherzare sulle prestazioni frettolose, inadeguate, sulle dimensioni dei genitali o sulle perversioni in una persona patologica può bastare per scatenare la furia, risvegliare la rabbia celata».

Alcol e sostanze certamente non aiutano. 
«Ovviamente no. Bisogna poi capire se le persone le usano per allentare le inibizioni, per amplificare il piacere o per sedare ricordi dolorosi. È fondamentale comprendere che cosa c'è dietro».

Possiamo parlare di un raptus o c'è dell'altro? 
«Bisognerebbe chiedere a uno psichiatra. Potrebbe esserci un disturbo psichiatrico o un grave disturbo della personalità. A seconda delle situazioni alcuni ci convivono e sembrano avere una vita normale, all'apparenza».

Non è la prima volta che ci sentiamo per casi di ragazzi che fanno fatica a rapportarsi con l'altro sesso...
«Sono molto frequenti. Parliamo di persone che hanno problemi di autostima, che hanno subito un trauma e mancano di fiducia in sé stessi. Ma ci sono anche persone che cercano dinamiche di potere, che desiderano trattare gli altri come oggetti. Li pagano perché siano al loro servizio. Quando queste necessità prendono il sopravvento, si cronicizzano. Aggravate dalla dipendenza dalla pornografia compulsiva, possono mandare in frantumi il rapporto con il mondo reale. Prima che ciò avvenga, laddove c'è una sofferenza, l'invito è quello di chiedere aiuto. Ci sono persone che possono fare tanto per superare queste difficoltà. Se ne può uscire, basta farsi dare una mano».

La violenza eccita? Lo abbiamo chiesto a Orlando Del Don, Psicoanalista e Psichiatra.
«Lo diceva già Freud, ciascuno di noi nasce con una dualità intrinseca, con un lato oscuro: Thanatos, la componente distruttiva e la pulsione di morte contrapposta alla vitalità sensuale dell'Eros. Questa alimenta l'attrazione per gli aspetti macabri, per la perversione. Quando piacere e violenza si legano possono essere esplosivi. Se questa fame la si alimenta, chiederà sempre di più laddove non incontrerà freni. E di freni, quando si usufruisce prevalentemente di sesso a pagamento ce ne sono pochi. Chi entra in questa spirale arriva a domandarsi: "Quando mi devo fermare?", "Quanto posso chiedere se pago?", "Fin dove mi posso spingere?". Nei rapporti a pagamento si cerca di ottenere il massimo e l'asticella sale di volta in volta. Si finisce per non accontentarsi più perché l'immaginazione non ha confini».

«Per una vita sana - fa notare Del Don - occorre diversificare le attività gratificanti. La sessualità è un elemento importante nella vita di ognuno, ma non è il solo. Se prevarica il resto c'è un problema a monte. Siamo tutti esposti a questo pericolo. E la pornografia è complice di questo processo. Alimenta la fantasia, la spirale distruttiva. Soprattutto nel sesso a pagamento, perché pensiamo di giocare un gioco che non ha regole. Un ragazzino di 10 anni che accede a certi contenuti vedrà stravolta la sua visione della vita. E ciò è pericolosissimo».

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