Covid, ancora tafferugli nella zona della pensilina. Problemi anche al Ciani. Polizia sotto pressione.
Michele Bertini, capo del Dicastero sicurezza: «Potenziata la presenza di agenti». Giuseppe Modica, responsabile dei City Angels: «Ci appelliamo anche alle famiglie».
LUGANO - «C'era il delirio nella zona della pensilina. Tensione tra decine e decine di giovani. Diverse le pattuglie di polizia sul posto. Non se ne può più». A raccontare, forse in maniera fortemente colorita e drammatica, l'ennesimo sabato di follia luganese è un residente del centro. Ancora tafferugli a Lugano. Estesi anche ad altri angoli urbani. «Davanti al Parco Ciani c'erano due giovani a terra, con due ambulanze accanto. Ho notato problemi anche in Via Pretorio. Ero davvero sconvolto».
Una situazione che si trascina da diverse settimane – Gli effetti collaterali delle misure anti Covid si fanno sentire sempre di più. I fatti si sarebbero verificati poco prima di mezzanotte. Nulla di nuovo se si pensa che già nelle scorse settimane si erano registrati episodi simili. A preoccupare, tuttavia, è il fatto che i protagonisti in questione non siano intimoriti nemmeno di fronte all'enorme dispiegamento di forze che le autorità hanno sollecitato in difesa dell'ordine pubblico.
Più polizia nei luoghi a rischio – «Anche questo sabato sera sono state effettivamente sedate diverse piccole risse», ammette Michele Bertini, vice sindaco di Lugano e capo del Dicastero sicurezza –. Già da due settimane la presenza della polizia in città è stata potenziata. Questo in seguito ai problemi riscontrati a novembre, con assembramenti fino a centinaia di persone incuranti delle disposizioni. Anche la polizia cantonale ci sta dando una grande mano».
Situazione scoraggiante – Giuseppe Modica, responsabile dei City Angels (gruppo di volontari che si occupa di sensibilizzazione per tematiche sociali), è scoraggiato. «Non tanto per il numero di episodi. Questo weekend la situazione ci sembrava addirittura più tranquilla rispetto ad altre volte. Il problema è che i giovani non riescono a stare in casa. Non vogliono. Noi ci parliamo regolarmente. Escono e bevono alcol. E tanti di loro non vogliono indossare la mascherina. Facciamo opera di sensibilizzazione, e notiamo che c'è ancora chi non crede ai rischi del Covid-19. Alcuni mettono la mascherina solo quando gli diciamo che altrimenti la polizia potrebbe multarli in maniera salata. Chiediamo a tutti un atto di responsabilità in un momento delicatissimo. Anche alle famiglie di questi ragazzi».
Agenti messi a durissima prova – «Ora basta – riprende Bertini –. Queste persone mettono in enorme difficoltà anche gli agenti in servizio. La situazione della gestione della pandemia è già problematica. Con questi atteggiamenti non si risolve nulla e si creano ulteriori disagi. Io capisco che non ci sono eventi, non ci sono manifestazioni sportive, i locali sono chiusi. E dunque questi ragazzi vanno in centro con la speranza di incontrare altra gente. Però non va bene. Bisogna rendersi conto che ognuno adesso deve fare la propria parte. Anche i ragazzi. Il fatto di essere giovani non deve essere un'attenuante».