Almeno una portiera aperta e i corpi fuori dall'abitacolo. Il 38enne era un esperto subacqueo. Il socio: «Se non ce l'ha fatta lui...»
COMO - Non un atto voluto, ma una tragedia. È questa, ormai, la pista battuta dagli inquirenti per quanto concerne il drammatico incidente verificatosi nella tarda serata di sabato, in viale Geno a Como, e che è costata la vita a M.A. (38 anni) e T.T. (45 anni).
Se dalle testimonianze sono emersi problemi pregressi all'auto finita nel lago e da poco presa in leasing dal 38enne, secondo i rilievi, i due corpi sono stati recuperati all'esterno dell'abitacolo. Almeno una delle due portiere, dunque, era aperta. Ciò fa pensare a un disperato tentativo di salvarsi. Probabilmente da parte del guidatore, che oltre a essere un istruttore di volo addestrato a interventi in caso di inabissamento era anche un esperto subacqueo.
A fermarlo, però, sono state quasi certamente le temperature dell'acqua, come sostiene Alessio Pengue, della Scuola volo Caravaggio, nel bergamasco, amico e socio del 38enne. Non va nemmeno dimenticato che era notte e l'auto si trovava probabilmente a una profondità di circa 15 metri (quindi si trattava di una risalita da fare tutta in apnea).
«Morgan - spiega Pengue, interpellato da QuiComo.it - si sottoponeva ogni anno ai corsi di aggiornamento di Water escape training, ore che servono proprio a imparare come uscire da un aereo caduto in acqua e con l'abitacolo ribaltato. Se non ce l'ha fatta lui a venir fuori dalla sua Mercedes finita nel lago, vuol dire che proprio non c'era modo di farlo. Perché se c'era una persona addestrata, quella era lui».
Fosse anche riuscito a riemergere, poi, avrebbe dovuto nuotare fino alla Como Nuoto. Di fronte, infatti, si sarebbe trovato un muro, troppo alto per essere scavalcato.