I promotori vogliono modificare l'articolo 24 della Costituzione cantonale, quello che riconosce alla Chiesa cattolica e a quella evangelica lo statuto d'ente di diritto pubblico. «È discriminatorio»
BELLINZONA - È stata lanciata oggi una raccolta firme per un «Ticino laico». L'iniziativa, promossa da un gruppo di cittadini con primo firmatario Giovanni Barella, intende richiedere la modifica del articolo 24 della Costituzione cantonale, quello che attualmente riconosce alla Chiesa cattolica e a quella evangelica riformata lo statuto di ente di diritto pubblico. «Grazie a questo accorgimento - spiega Barella - le due Chiese possono godere di sussidi e contributi di Enti pubblici: finanziamenti con denaro di tutti i contribuenti, indipendentemente dalle loro convinzioni religiose».
Agevolazioni queste che agli iniziativisti appaiono discriminatorie e anacronistiche. «Questo denaro confluisce nelle casse di due sole comunità, di cui una, quella protestante, è nettamente minoritaria (4%), numericamente molto inferiore anche a quanti si professano non credenti (18%)», specifica Barella. «Ebbene non si capisce perché un ateo, un ebreo, un musulmano o un buddista debbano contribuire al finanziamento di un oratorio cattolico o di un campeggio estivo sullo studio della Riforma».
I promotori dell'iniziativa - tra i quali troviamo anche l'ex consigliere di Stato Gabriele Gendotti e l'ex procuratore pubblico Dick Marty - ritengono quindi che la Costituzione cantonale debba tenere conto della separazione fra Stato e Chiese con la modifica, come segue, dell'articolo 24: «Lo Stato è laico e osserva la neutralità religiosa» e «al fine di proteggere le libertà di coscienza e di credenza, il Cantone e i Comuni non promuovono né sovvenzionano alcuna attività legata ad un culto».
Tutto questo - spiegano gli iniziativisti - non è per dare contro alla religione. Anzi. «Lo Stato laico non si pone su posizioni anti-religiose né vuole essere un ostacolo alle attività delle Chiese. Al contrario esso, con la sua neutralità, è una garanzia dell’uguaglianza dei diritti di tutte le comunità religiose. Ma non solo: in uno Stato laico sono tutelati i diritti anche di chi non è credente. Questo è un aspetto di grande attualità in una società sempre più multiculturale, in cui le fedi religiose si diversificano e nel contempo cresce anche il numero di chi non ha più come riferimento le Chiese tradizionali».