Per il partito di via Monte Boglia si tratterebbe di «un primo passo per l'obiettivo dei 67 anni».
Quindi l'invito al risanamento «tramite gli utili della BNS e tagliando sui contributi all’estero, sulla spesa dell’asilo e sulle prestazioni sociali a migranti economici»
LUGANO - La Lega dei Ticinesi esprime la propria contrarietà all’aumento dell’età AVS per le donne, decisa oggi dalla maggioranza del Consiglio nazionale, la quale si è accodata al Consiglio degli Stati e al Consiglio federale.
«E’ evidente che l’AVS a 65 anni per tutti è solo un primo passo verso l’obiettivo “AVS a 67 anni”», sottolinea in una prima reazione a caldo. La Lega dei Ticinesi si oppone a ogni aumento dell’età di pensionamento ritenendolo «incompatibile con l’attuale situazione sul mercato del lavoro nel nostro Cantone, gravemente degradata a causa della libera circolazione delle persone». «Ciò - viene aggiunto - vale a maggior ragione a seguito della crisi economica da coronavirus destinata causare ingenti perdite occupazionali, che si concretizzeranno in modo drammatico quando gli aiuti federali giungeranno a termine».
Per la Lega è «un controsenso pretendere che i lavoratori rimangano sempre più a lungo sul mercato quando molti di loro, dopo una certa età, ne vengono “espulsi” anzitempo, magari sostituiti da frontalieri a basso costo, e senza alcuna prospettiva di trovare un nuovo impiego». «Per queste persone - si prosegue - un aumento dell’età della pensione equivale semplicemente all’umiliante prospettiva di dover trascorrere gli ultimi anni prima dell’AVS nel limbo dell’assistenza, dopo aver lavorato una vita».
La Lega dei ticinesi conclude sostenendo che l’AVS «non va risanata aumentando l’età di pensionamento, ma tramite gli utili della BNS e tagliando sui contributi all’estero, sulla spesa dell’asilo e sulle prestazioni sociali a migranti economici».