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CRISI EUROI colossi di Wall Street si preparano al crollo dell'euro

06.08.12 - 22:48
Lo fanno rinegoziando i contratti, così che in caso di uscita di un Paese da Eurolandia non si trovino in mano valute come dracma e peseta, e acquistando credit default swap per 'assicurarsì dai rischi Paese
Foto d'archivio (Keystone)
I colossi di Wall Street si preparano al crollo dell'euro
Lo fanno rinegoziando i contratti, così che in caso di uscita di un Paese da Eurolandia non si trovino in mano valute come dracma e peseta, e acquistando credit default swap per 'assicurarsì dai rischi Paese

NEW YORK - I colossi di Wall Street di preparano al crollo dell'euro. E lo fanno rinegoziando i contratti, così che in caso di uscita di un Paese da Eurolandia non si trovino in mano valute come dracma e peseta, e acquistando credit default swap per 'assicurarsì dai rischi Paese.

Una tendenza a coprirsi e riorientare il portafoglio che non risparmia l'Italia, con i big della finanza internazionale che corrono ai ripari, acquistando cds per proteggersi dal default dei titoli italiani. E che è in linea con le raccomandazioni del 're dei bond', Bill Gross di Pimco, il maggiore fondo obbligazionario al mondo, che - in un'articolo sul Financial Times - invita gli investitori a stare alla larga da Italia e Spagna e definisce un 'bluff' quello della Bce, del Fmi, di Berlino e di Parigi: "vogliono i vostri soldi".

L'area euro continua a essere la maggiore preoccupazione delle banche americane, prima ancora del rallentamento della ripresa a stelle e strisce. L'estate scorsa il deterioramento della crisi europea ha avuto effetti sui titoli delle banche statunitensi e ha spinto la Sec a chiedere ulteriori informazioni sulla loro esposizione verso la Spagna, Grecia, Italia, Irlanda e Portogallo.

Secondo quanto riportato dal Financial Times, i dati di JPMorgan, Bank of America, Citigroup, Morgan Stanley e Goldman Sachs mostrano come dall'estate 2011 le banche abbiano ridotto la loro esposizione ai cinque Paesi dell'area euro più in difficoltà, ma non si tratterebbe di aggiustamenti forti.

In base ai dati pubblicati da Handseblatt, alcuni big internazionali avrebbero rafforzato le loro tutele contro il rischio Italia. JPMorgan avrebbe aumentato la percentuale di bond italiani assicurati con cds dal 52% al 61%. Per Ubs la percentuale è salita dal 69% al 90%. "Alle nostre controparti stiamo dicendo: questo contratto è in euro e vogliamo sapere, nel caso la Spagna" tornasse alla peseta, se "ci troveremmo a scontrarci o se resta in euro in ogni caso. E aggiungiamo: facciamo riferimento alla legge inglese così sappiamo tutti dove siamo", afferma con il Financial Times un manager di Wall Street.

Molti contratti derivati fanno già riferimento alla legge inglese, usata anche a New York, e in base alla quale le controparti di un Paese che potrebbe lasciare l'euro continuano a effettuare pagamenti in euro piuttosto che in una valuta di minor valore. Altre banche hanno chiesto alle controparti di usare collaterali che non possono cambiare dall'euro a una nuova valuta. A questo si aggiungono gli hedge fund, alcuni dei quali hanno già smesso di fare trading con le controparti greche.

Ats

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