Il racconto della schiava tra lavori forzati e prigionia. In lacrime anche la moglie dell'uomo, vittima e carnefice: «Mi fidavo di lui».
ZURIGO - Momenti di alta tensione oggi pomeriggio ad Andelfingen (Zurigo) dove questa mattina si è aperto il processo contro una coppia che ha tenuto prigioniere per diversi mesi due donne - una 22enne filippina e una 30enne brasiliana - ridotte a vivere come schiave.
La prima vittima è entrata in aula processuale e ha raccontato in lacrime l'esperienza patita: la coppia accusata - un uomo di 46 anni e la moglie filippina 32enne - era solita rinchiuderla ogni giorno nella gabbia, dove veniva legata con catene. E questo è accaduto per ben dieci mesi.
La giornata iniziava già di mattino presto con l'apertura della gabbia. A quel punto la giovane donna era costretta a fare le pulizie di casa. Pulizie che duravano almeno fino alle 15.00 del pomeriggio, poi doveva rientrare nella gabbia per studiare e prepararsi agli esami in gestione alberghiera.
Nel tardo pomeriggio veniva fatta uscire nuovamente perché doveva preparare la cena. Se l'uomo non era in casa, veniva rinchiusa dalla moglie filippina, anch'essa a processo. Rientrava in cella verso le 22.00,
Dal processo è emerso che la vittima si trovava in uno stato di profonda rassegnazione al suo destino. L'avevano convinta che la gabbia e le catene erano requisiti fondamentali per partecipare alla scuola alberghiera, superare gli esami e ottenere i visti necessari per poter stare in Svizzera. A tratti aveva dei momenti di lucidità e chiese più volte alla coppia perché fosse costretta a dover stare con le catene e se davvero quella era una scuola.
«Avevo anche la sensazione che la moglie fosse sotto l'influenza del marito, e sentivo come se si sentisse in colpa per avermi legato» ha raccontato la vittima. Eppure la moglie si è comportata da vera kapo: «Era lei mio capo. Ha aiutato quell'uomo», ha dichiarato.
In questa terribile storia la giovane moglie filippina dello zurighese assume il doppio ruolo di carnefice e vittima. Anche lei accusata, aveva precedentemente dichiarato che l'uomo l'aveva manipolata. Davvero - così ha raccontato - era convinta che questo «facesse parte della formazione dei dipendenti».
«Tutti pensano che avrei dovuto notarlo e che se non l'ho fatto allora sono stupida», ha detto pure lei in lacrime, ma si è giustificata dicendo che in quel periodo era da poco arrivata in Svizzera e molte cose non le conosceva e che la scuola era davvero fatta in quel modo.
La donna non solo dipendeva economicamente dal marito, ma ne era anche succube psicologicamente: «Mi fidavo di lui», ha dichiarato in aula. Il giudice ha voluto sapere se avesse pratiche sessuali particolari con il marito. La donna ha riferito che capitava di farsi legare da lui «ma lo facciamo come coppia sposata» si è subito giustificata.
La Procura ha chiesto per la filippina carceriera una pena detentiva a 10 mesi con la condizionale e l'espulsione dalla Svizzera per 5 anni per reiterato favoreggiamento nella privazione della libertà.
Il giudice ha chiesto alla donna cosa significherebbe per lei l’espulsione dal nostro paese. «Forse morirei entro un anno perché qui l'assistenza medica è molto migliore» ha risposto riferendosi al fatto che ha una malattia al seno per le quali sta ricevendo cure mediche.
Il marito: «Mi sono approfittato della sua ingenuità» - Riflettori puntati in aula anche sul 46enne. È emerso che voleva mettere in pratica la sua forte tendenza al dominio con le due "schiave domestiche" assunte una dopo l'altra. Aveva pure precedentemente ammesso di aver manipolato la moglie. «Ho approfittato della sua ingenuità. Lei non doveva far parte di questa narrazione. Quando è arrivata la prima ragazza, è rimasta alquanto sorpresa».
L'uomo ha criticato il fatto che da quanto ricostruito in aula sembrava che avesse voluto instaurare un sistema sulla falsariga di quello nazista: «Invece, secondo me, non è che se la passassero così male.
«Non è così - ha detto - è una descrizione esagerata. Le due donne hanno semplicemente trascorso del tempo nella gabbia, con una chiave di emergenza e la possibilità di scappare in qualsiasi momento, e le istruzioni per la pulizia erano più una guida».
È emerso inoltre emerso che durante il processo di reclutamento è entrato in contatto con circa 1'500 donne.
Durante il processo si è pure venuto a sapere che il 46enne ha abusato sessualmente più volte della moglie e l'ha pure tradita.