Pyongyang critica il rilassamento delle restrizioni in altri Paesi. Ma non ha ancora iniziato la campagna vaccinale.
PYONGYANG - Occhio non vede, cuore non duole. È un vecchio proverbio che ricorda un po' la gestione della crisi pandemica da parte della Corea del Nord, uno di quei Paesi in cui il Covid-19 non è mai ufficialmente arrivato. Quello zero tetragono occupa la voce contagi dall'inizio dell'emergenza sanitaria. E se così fosse dovrebbe essere una medaglia al valore per i vertici nordcoreani, capaci di erigere una roccaforte impenetrabile a quel virus affacciatosi per la "prima" volta al mondo proprio tra i confini della vicina Cina. A Pyongyang però il coronavirus fa paura.
E con il virus fanno paura le decisioni prese nel frattempo da alcuni altri Paesi, che hanno deciso di ammorbidire misure e restrizioni con il miglioramento della loro situazione epidemiologica. Tali decisioni sono state etichettate dalla Korean Central Broadcasting Station, l'emittente radiofonica statale nordcoreana, come il preludio di una situazione drammatica. «I Paesi che hanno alleggerito le rispetti restrizioni basandosi su quelle che sono le previsioni delle vaccinazioni si stanno infilando in una catastrofica crisi della salute pubblica».
La realtà dei fatti, prosegue il servizio della radio, «avverte che il mondo è ben lungi dall'aver superato il pericolo della pandemia e che anche un istante di noncuranza negli sforzi per contrastare il virus potrebbe portare a conseguenze catastrofiche».
Parole, quelle pronunciate da Pyongyang, che arrivano proprio mentre nell'altra Corea, a sud della penisola, si sta attraversando dalla fine di ottobre un momento di forte ripresa dei contagi. Nella giornata di mercoledì, per la seconda volta dagli inizi della pandemia, il Paese della "calma del mattino" ha conteggiato più di 3000 casi in un singolo giorno. In Cina la situazione invece si mantiene tranquilla, con poche decine di casi al giorno. Tuttavia, scrive il Korea Times, Pyongyang potrebbe ora decidere di posticipare la riapertura del confine cinese, che (dopo quasi due anni) sembrava essere imminente.
Paura del virus... e dei vaccini?
Tra i pochi Paesi in cui il Covid non ha ancora marcato presenza - gli altri sono il Turkmenistan e le isole di Nauru e Tuvalu -, la Corea del Nord è l'unico a non aver ancora iniziato a somministrare i vaccini anti-Covid ai propri cittadini (il solo altro al mondo a rientrare in questa particolare categoria è l'Eritrea). E questo nonostante - come confermato dal direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus - l'iniziativa Covax abbia distribuito oltre mezzo miliardo di dosi in tutto il mondo. Un problema di approvvigionamento? No. Infatti, agli inizi di settembre Pyongyang aveva rifiutato una fornitura di tre milioni di dosi di vaccino fornite attraverso il meccanismo delle Nazioni Unite, chiedendo che fossero «ricollocati a favore di Paesi gravemente colpiti». Un atto di "altruismo" che ha in seguito acquisito il retrogusto di un "no, grazie" formale. Merito dei media del regime nordcoreano, che hanno intensificato una propria narrazione, criticando l'agire dei Paesi che si affidano alle vaccinazioni per uscire dall'emergenza.