La Corte suprema ha accolto un ricorso della Organizzazione delle Lavoratrici Sessuali
MADRID - La Corte suprema spagnola ha riconosciuto il diritto delle prostitute a creare un sindacato, sempre che si tratti di persone che lavorano autonomamente e non per conto di qualcun altro. Lo si apprende da una nota diffusa dall'organismo responsabile del potere giudiziario in Spagna.
La decisione presa dall'alto tribunale è quella di accogliere il ricorso presentato dal sindacato Organizzazione delle Lavoratrici Sessuali (Otras) rispetto a una sentenza, emanata precedentemente da un'altra corte, che non riconosceva il suo statuto. In quel caso, i giudici considerarono che lo statuto prendeva in considerazione anche prostitute che lavorano per conto di terzi.
Prima di quella decisione giudiziaria, il Ministero del Lavoro aveva inizialmente riconosciuto la legittimità di Otras, un fatto che provocò una crisi interna al governo socialista di allora e colse di sorpresa la ministra Magdalena Valerio, che si disse contraria a questo riconoscimento.
La sentenza odierna, invece, afferma che lo statuto di Otras «è conforme al diritto» e che le persone che svolgono lavori sessuali in autonomia «hanno diritto alla libertà sindacale». Il comunicato stampa aggiunge che Otras ha riconosciuto che il lavoro sessuale per conto di terzi non può essere contemplato tra le attività tutelate dallo statuto.
La Corte suprema afferma inoltre che la determinazione della legalità o illegalità della prostituzione dipende dal potere legislativo e non dallo statuto di un sindacato. Come segnalano i media iberici, in Spagna non c'è una legge che stabilisca chiaramente se la prostituzione è legale o meno. L'attuale premier, Pedro Sánchez, promise nel 2018 che se ne sarebbe approvata una contro lo sfruttamento sessuale, ma quel momento non è ancora arrivato.