Il racconto dei genitori, straziati dal dolore. E la testimonianza di un collega che fornisce un primo possibile movente
MILANO - «Sono a Dubai». «Buon compleanno papà». Per settanta giorni amici e parenti della 26enne uccisa dal vicino di casa di 43 anni hanno creduto di conversare con la giovane. Ora cercano di ritrovarsi per sostenersi, mentre emergono nuovi possibili dettagli sul movente dell'assassino.
Alcuni giorni dopo il ritrovamento del cadavere smembrato di una donna del varesotto, si alzano le voci di chi le era vicino. I toni sono sconvolti. C'è il padre, che gestisce un locale ad Amsterdam e si sta organizzando per tornare in Italia, per stare vicino all'ex moglie. Al Corriere della Sera racconta di aver cercato di chiamare la figlia più volte, ma che a ogni tentativo il numero risultava irraggiungibile. Perciò le scriveva e presto o tardi una risposta arrivava. Ma, come è noto ormai dall'identificazione della vittima, non era la 26enne a rispondere. E non è stata nemmeno lei a mandargli gli auguri di buon compleanno.
L'avvocato della famiglia ha spiegato a Repubblica che tra le risposte rassicuranti utilizzate dall'accusato, reo confesso, per non far sospettare nulla di quanto avvenuto nel mese di gennaio, figurava anche un «sono a Dubai. State tranquilli. Sono felice». Della madre racconta che «è una donna distrutta» ed è affetta da sla. Inoltre non sapeva nulla della carriera della figlia nel mondo del cinema a luci rosse. «L'assisteva, la portava a prendere il gelato, non si è mai vergognata della sua malattia».
Un possibile movente - È la testimonianza di un collega della vittima a fornire un primo possibile movente. Interpellato da BresciaNews, fornisce un profilo più dettagliato della donna. Già alcuni mesi fa «era sembrata molto ansiosa, parlava spesso dei suoi problemi personali e aveva relazioni complicate con i partner». Inoltre, non capitava di rado che frequentasse più uomini contemporaneamente. «In più di un’occasione l’ho invitata a stare attenta, perché una testa matta avrebbe potuto reagire in maniera pericolosa».
E questa «testa matta», potrebbe infine essere stato il vicino di casa, con cui la 26enne aveva avuto una relazione che, a detta dell'accusato, si era chiusa in buoni rapporti. Sempre il collega della donna spiega infatti che la stessa gli aveva detto che «era molto geloso e che per questo era quasi arrivato alle mani con un altro».