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GUERRA IN UCRAINAPerché Trump non abbandonerà l'Ucraina al suo destino

27.11.24 - 12:32
A meno di due mesi dall'insediamento del neo Presidente Usa, l'escalation del conflitto ucraino impone alcune riflessioni.
Afp
Perché Trump non abbandonerà l'Ucraina al suo destino
A meno di due mesi dall'insediamento del neo Presidente Usa, l'escalation del conflitto ucraino impone alcune riflessioni.

WASHINGTON/KIEV - All'elezione di Donald Trump a 47esimo presidente Usa, è stato automatico un po' per tutti associare la riconferma alla Casa Bianca del Tycoon - a distanza ormai di 4 anni dal suo ultimo mandato 2017-2021-, a una possibile svolta nel conflitto ucraino.

Questo perché nella mente di tutti risuona ancora la promessa - fatta dal futuro successore di Biden - di trovare una soluzione lampo alla guerra che spaventa l'Europa. «Se fossi presidente metterei fine alla guerra in Ucraina in 24 ore» aveva infatti detto a Fox News lo scorso anno in un incontro con gli elettori. Parole che oggi alimentano sentimenti opposti: da una parte la speranza di chi vuole la fine del conflitto "senza se e senza ma" e dall'altra la preoccupazione di chi teme che la fine del sostegno americano a Kiev possa minare ulteriormente l’egemonia a stelle e strisce, rinvigorendo nel contempo l'asse Mosca-Pechino.

Ecco che a due mesi quindi dall' "inauguration day" in Campidoglio del prossimo 20 gennaio - quando The Donald giurerà fedeltà alla nazione cominciando ufficialmente il suo secondo personale mandato -, è lecito chiedersi quale sarà il destino dello scontro armato in Ucraina, che in queste ore vive una nuova escalation di fuoco: da una parte l'avanzata Russa nella regione di Donetsk e dall'altra l'uso di missili a lunga gittata made in Usa e GB da parte di Kiev, con la Nato sempre meno sullo sfondo che, per bocca del suo nuovo segretario generale, ha esortato l'Alleanza a «spingersi oltre per cambiare la traiettoria di questo conflitto».

Dunque, quali le evoluzioni possibili nell'ormai prossimo post Biden? Partiamo dal meno probabile: consegnare un successo totale a Putin, con disarmo ucraino e capitolazione del Paese aggredito. Scenario win-win per il Cremlino da escludersi, perché ciò minerebbe oltremodo la già ammaccata supremazia internazionale americana - compromessa dall'abbandono del fronte Afghano completato nell'agosto del 2021 - specie nei confronti di Pechino.

Competitor - quest'ultimo - che Trump vede come minaccia numero uno per il suo MAGA e a cui ha già lanciato un chiaro messaggio belligerante in termini di nuovi dazi all'importazione. Lo ha fatto via Truth il 26 novembre: «Applicheremo alla Cina una tariffa aggiuntiva del 10% su tutti i loro numerosi prodotti che entrano negli Stati Uniti d'America».

Ma non è tutto. Uscire dal conflitto ucraino con una debacle totale per Kiev non farebbe altro che limitare il peso e dunque la deterrenza a stelle e strisce nei confronti della "minaccia cinese" in chiave Taiwan.

Secondo quanto però scrive però Il centro studi geopolitica.info, ci sarebbero altri due elementi che potrebbero forzare Trump a continuare a sostenere Zelensky. In primo luogo un equilibrio di politica interna, dato che alla parte democratica del Congresso, che ha fin qui votato i pacchetti di aiuti all'Ucraina, si sarebbe aggiunta una fazione repubblicana che non vede di buon occhio il cauto sostegno portato avanti dall'amministrazione Biden.

E in secondo luogo - scrive la rivista specializzata in relazioni internazionali - nel "piano per la vittoria" stilata dall'Ucraina, Kiev avrebbe messo sul piatto da servire al Tycoon il sostegno con le proprie truppe a quelle Usa attualmente impiegate in Europa, oltre che un accesso di favore per le compagnie americane alle proprie materie prime.

In tutto questo non si può dimenticare di considerare gli obiettivi di Putin che, se fossero in una certa dose smorzati rispetto a quelli massimi, cioè di controllo totale dell'Ucraina, potrebbero consentire alla diplomazia Trump di raggiungere un compromesso e un congelamento del conflitto.

In caso contrario, se Mosca volesse perseguire un successo completo senza compromessi, sarebbe difficile per il prossimo commander-in-chief americano uscire dalla questione russo-ucraina, perché ne risulterebbe fortemente indebolito e ridimensionato. Sarebbe dunque costretto a proseguire nel supporto a Zelensky, auspicando poi di tornare quanto prima al tavolo dei negoziati, seduto però non sulla sedia più bassa. Ed è proprio quest'ultimo, secondo gli studiosi di geopolitica, lo scenario più probabile: la continuazione del sostegno Usa a Kiev, insieme a un maggiore sforzo diplomatico.

Ma senza rinunciare all'imprevedibile, dato che il "Trump presidente" ci ha abituati a sorprese nei fatti, rispetto a quanto affermato dal "Trump candidato". E proprio la carta sorpresa potrebbe aiutare la Casa Bianca nell'impostare il negoziato con Putin, partendo da una posizione di vantaggio.

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