Abbiamo parlato con Sandro Pedrazzini, che alla SUPSI si occupa di formare proprio ingegneri informatici.
Nessuna paura per gli informatici svizzeri. «Il mercato è comunque a favore dei nostri laureati».
ZURIGO / LUGANO - È di oggi la notizia che Credit Suisse si appresta ad assumere 1'000 nuovi informatici in India entro l'anno. Un'evoluzione che potrebbe causare qualche mal di pancia a chi pensa che una delle principali banche svizzere debba avere un maggior occhio di riguardo per il mercato del lavoro locale.
Abbiamo parlato di questo sviluppo con il professor Sandro Pedrazzini, che è Responsabile del Bachelor SUPSI in Ingegneria informatica. La notizia, assicura, è solo la conferma di una tendenza alla globalizzazione del mercato dell'informatica. Per un Credit Suisse che, in questo caso, investe in India, ci sono altri che, dall'estero, sviluppano progetti e creano occupazione nel nostro Paese.
Gli ingegneri formati qui, assicura il docente, continuano a essere competitivi anche in questo mercato globale. Anche in India, del resto, i talenti informatici vanno cercati e trovati. La professione, sottolinea Pedrazzini, non smette di essere molto promettente per le aspiranti programmatrici e gli aspiranti programmatori svizzeri, complice anche la cronica carenza di queste figure in Svizzera. Le opportunità ci sono. Molte oltre Gottardo, certo, ma non mancano gli investimenti in Ticino. Di più nell'intervista.
Professor Pedrazzini, come commenta la notizia dell’assunzione, da parte di Credit Suisse, di 1’000 informatici in India nel corso di quest’anno?
La notizia dimostra che l’attività di sviluppo in campo informatico è globale. Le aziende si spostano dove trovano velocemente i talenti di cui hanno bisogno. Ciò significa, per noi, che è importante formare i nostri studenti perché possano competere in un mercato globale. A tal proposito, gli informatici svizzeri restano conosciuti e vantano sempre un buon livello di preparazione.
Anche gli ingegneri informatici formati in Svizzera riescono a essere competitivi? Come sfruttano questa globalizzazione del settore?
La sfruttano nella misura in cui abbiamo diversi laureati che hanno trovato lavoro all’estero e hanno potuto fare un’esperienza di vita e lavorativa globale. Non dobbiamo dimenticare poi che se, in questo caso, Credit Suisse assume mille laureati in India, altre aziende stanno investendo in Svizzera. Pensiamo solo a cosa stanno facendo o hanno fatto alcuni big come Microsoft o Google a Zurigo, con centri di assoluto prestigio. Lì si assumono naturalmente anche persone dall’estero, ma trovano lavoro anche molte persone che si sono laureate in Svizzera e in Ticino.
L’India sembra rimanere comunque una scommessa sicura per le aziende…
Per i contatti che ho avuto con l’India nel corso della mia esperienza professionale, posso dire che anche laggiù serve tempo per trovare dei cosiddetti talenti, benché si parli spesso del Paese come di una miniera in questo senso. I buoni informatici necessitano di una solida formazione anche in India. La selezione richiede tempo, costanza ed esperienza. Parecchie grosse aziende avevano tentato di aprire grossi centri di sviluppo nel Paese già a fine anni ‘90/inizio anni 2000 per poi fare un passo indietro a seguito di esperienze negative. Alcune hanno desistito, altre sono passate al cosiddetto near-shore (ricerca di talenti in Paesi più vicini, in Europa dell’est ad esempio). Altre, con anni di esperienza alle spalle, hanno probabilmente trovato un “vena” che
permette loro di reclutare rapidamente i talenti che cercano.
Qual è la motivazione principale che spinge a delocalizzare in India?
Se devo confrontare gli inizi di queste tendenze “offshore” in informatica con la situazione attuale devo ammettere che le ragioni sono un po’ cambiate. Vent’anni fa e più, il motivo principale era il risparmio. Ora, invece, benché quest’ultimo rimanga senz’altro una ragione credo che la motivazione principale sia non perdere il treno della digitalizzazione riuscendo ad avere il prima possibile un numero sufficiente di talenti per effettuare gli sviluppi richiesti.
Cosa direbbe a un’aspirante ingegnera informatica o a un aspirante ingegnere informatico svizzero che stesse valutando questo settore? Quali sono le sue opportunità di carriera?
In questo momento in Svizzera c’è ancora carenza d’informatici. Uno studio pubblicato un paio d’anni fa segnalava che, nel nostro Paese, vengono formati 3mila informatici all’anno quando, entro il 2030, ne servirebbero 10mila all’anno. Ciò significa che il mercato è comunque a favore dei nostri laureati, ai quali non manca l’opportunità di scelta alla fine degli studi. Il settore fra l’altro resta fra i più solidi. Dopo una fase di stagnazione a metà anni 2000, la digitalizzazione ha conosciuto e continua a conoscere costanti accelerazioni. Ne abbiamo visti molti esempi in particolare in questo periodo pandemico. E proprio durante la pandemia le aziende informatiche sono tra quelle che hanno sofferto meno.
Le opportunità per i giovani ingegneri informatici ticinesi sono solo oltre Gottardo o risiedono anche in Ticino?
La potenza economica di Zurigo o Losanna è sicuramente importante. Vorrei tuttavia far notare che sono stati fatti degli investimenti anche in Ticino. Basti pensare, solo ultimamente, a UBS, che ha investito molto nel nuovo centro di sviluppo informatico e intelligenza artificiale, anche con il supporto degli istituti accademici ticinesi. Si tratta fra l’altro di posti di lavoro importanti e di alto profilo. Sono investimenti che tornano a favore del nostro cantone.