Indagini sono state aperte dagli organi di vigilanza per stabilire se il silenzio intorno alla malattia abbia favorito abusi
MILANO/NEW YORK - La privacy dell'uomo, il dovere del manager, il diritto di sapere dell'azienda e quello dell'opinione pubblica di essere informata. E poi c'è la Borsa, condizionata dalla realtà quotidiana e tutelata, per questo, dagli organi di vigilanza.
Che il caso Marchionne, e la malattia di cui si è saputo quando ormai era tardi, dovesse suscitare riflessioni e dibattito, era fin scontato. Ma alle domande "innocue" circolate in questi giorni – Che cosa è tenuto a fare un ceo? E che cosa, invece, chi dovesse venire a conoscenza di qualcosa di grosso? Esistono protocolli di comportamento, sociali e "finanziari"? – si aggiunge ora l'inchiesta aperta dalla Consob.
L'organo di controllo di Piazza Affari è intenzionata a valutare se ci siano state violazioni dell'obbligo di trasparenza e a stabilire se il silenzio intorno allo stato di salute di Sergio Marchionne, "price sensitive" nella sua capacità di influire sul prezzo delle azioni, possa aver condotto ad abusi. Per lo stesso motivo, starebbe indagando anche la Securities and Exchange Commission negli Usa, dove Fca era quotata.
«Verifiche di routine», mette le mani avanti la Commissione per le società e la Borsa. Anche secondo gli esperti, non vi sarebbe alcun obbligo legiferato in tema di comunicazione sullo stato di salute degli amministratori delegati, di competenza esclusiva dei cda.
Ma c'è chi ne fa una questione "etica", e a suo modo la cavalca. «Se l'avessi saputo avrei immediatamente informato la società», ha dichiarato infatti Alfredo Altavilla, ex manager Fca responsabile per l'Europa, come a ribadire il suo rispetto per l'azienda che invece lo ha "tradito", negandogli il ruolo di successore e portandolo alle dimissioni qualche ora dopo la nomina di Mike Manley.