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I livelli salariali proposti per il salario minimo legale non sono solo oggettivamente inaccettabili ma avranno pesanti conseguenze per i salariati e le famiglie di questo Cantone. Determinare un salario minimo di poco superiore ai 3’000 franchi mensili non solo non permetterà di contrastare dumping, pressione sui salari e messa in concorrenza dei lavoratori ma purtroppo amplificherà questi fenomeni!
Da un lato quei datori di lavoro che fanno leva unicamente sui bassi salari quale unico criterio nell’assunzione del personale non modificheranno di un millimetro le loro politiche aziendali, dall’altro con questa scellerata decisione il Parlamento cantonale sdoganerà definitivamente l’idea che salari di 3’000 franchi al mese siano accettabili in questo Cantone. Chiunque abbia anche una minima e superficiale conoscenza delle dinamiche che reggono il nostro mercato del lavoro sa bene che questa decisione produrrà una pressione al ribasso su tutti i livelli salariali e per coloro che oggi hanno salari leggermente superiori a questa soglia uno schiacciamento degli stessi. Questo si chiama dumping di Stato!
Per meglio capire la drammaticità della situazione ci permettiamo richiamare un dato di fatto probabilmente sconosciuto alla maggioranza dei gran consiglieri che nei prossimi giorni discuteranno l’infausta proposta formulata dalla Commissione della Gestione.
Nella seconda metà degli anni 90 il movimento sindacale aveva lanciato una grande campagna per aumentare i livelli salariali di tutta una serie di rami economici che conoscevano salari da fame. Lo slogan scelto e utilizzato per una campagna martellante NEL 2000 NESSUN SALARIO SOTTO I 3000!La campagna fu coronata da un certo successo e in particolare nel commercio al dettaglio fu possibile spazzare via salari allora di poco superiori ai 2’000 franchi.
Se ricordiamo oggi quella campagna e quello slogan vecchi di oltre 20 anni è per evidenziare quanto sia priva di contenuti, oseremmo dire imbarazzante la discussione che è andata in scena in queste settimane.
Una discussione che ci riporta alle rivendicazioni minime che venivano formulate nella seconda metà degli anni 90! Basta questo elemento a farci capire come introdurre un salario minimo al livello proposto dalla classe politica sia semplicemente indecoroso.
Quella che sta andando in scena in questi giorni è una sorta di “Caporetto” annunciata che avevamo previsto da tempo sia per le criticità contenute nel testo dell’iniziativa sia per la sensibilità che la classe politica ha manifestato in questi ultimi anni nei confronti delle istanze e delle rivendicazioni dei lavoratori.
Rivolgiamo pertanto un accorato appello a tutti quei parlamentari che hanno a cuore le condizioni di vita e di lavoro dei salariati, delle loro famiglie e della popolazione ticinese. Non rendetevi complici di una decisione che avrà effetti nefasti per i lavoratori e che purtroppo l’insieme della società ticinese pagherà a lungo. Un Ticino che resterà purtroppo una sorta di zona franca, di isola infelice nel panorama nazionale, con condizioni di lavoro sconosciute nelle altre regioni della Svizzera e dove i lavoratori continueranno a subire situazioni indegne. Lanciate un segnale, fatelo per i lavoratori, per il nostro Cantone e per le future generazioni.
Votate no ad un salario che legalizza il dumping. Ora si cambia!