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MICHELE FOLETTISì alla riforma fiscale: un investimento per i nostri giovani

29.05.24 - 09:00
Michele Foletti, Sindaco di Lugano
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Sì alla riforma fiscale: un investimento per i nostri giovani
Michele Foletti, Sindaco di Lugano

Per quasi 11 anni mi sono occupato delle finanze della Città di Lugano, settore delicato per un Comune che richiede sempre molta attenzione: investimenti e servizi ai cittadini devono essere sempre commisurati alla capacità di pagarli. E il sogno di ogni amministratore è che arrivi qualche buon contribuente che con le sue imposte risolva i problemi finanziari del Comune.

Abbiamo avuto molti esempi in passato e ve ne sono ancora dove l’arrivo (o il ritorno) di qualche persona facoltosa ha permesso nuovi investimenti o l’abbassamento del moltiplicatore.

Al contrario, l’incubo è quello di perdere i buoni contribuenti. Purtroppo, dal mio osservatorio privilegiato negli anni ho visto arrivare alcuni nuovi contribuenti, perlopiù cittadini stranieri con un trattamento fiscale basato sul dispendio, ma ho visto molti, troppi cittadini svizzeri trasferire il domicilio in Cantoni dove il prelievo fiscale è decisamente meno oneroso. Ticinesi che hanno spostato la loro residenza oltre Gottardo o all’estero (con agevolazioni fiscali da noi sconosciute) approfittando, anche, delle nuove tecnologie che permettono di lavorare da remoto e di gestire le proprie attività a distanza.

Ma non è solo questo. Negli ultimi anni come città abbiamo cercato di attrarre aziende nell’ambito delle nuove tecnologie digitali, consci di avere sul nostro territorio istituzioni accademiche di buon livello capaci di formare giovani con elevate competenze. Aziende in grado di svilupparsi e offrire posti di lavoro ben retribuiti ai nostri giovani. Purtroppo, spesso, ci siamo scontrati con il problema fiscale, uscendo impietosamente sconfitti dal confronto con altri Cantoni. I manager arrivano e sono entusiasti: sanno che l’imposta sull’utile aziendale dal prossimo anno sarà nelle media svizzera, vedono Lugano con il suo paesaggio e il suo clima, incontrano le accademie, visitano case e appartamenti, trovano uffici, scelgono la scuola per i figli. Ma quando scoprono che i membri della direzione e gli alti dirigenti qui pagheranno il doppio delle imposte rispetto ad altri cantoni riprendono il treno e tornano nella Svizzera centrale.

Non solo addio a nuovi contribuenti, ma anche addio a nuovi posti di lavoro qualificati per i nostri giovani. Ed è frustrante! E non illudiamoci di risolvere il problema con le nuove aziende innovative (le start up); perché se e quando iniziano a funzionare bene i manager- proprietari le spostano dove loro pagano meno tasse, oppure le vendono dopo aver cambiato domicilio. Non so quanti proprietari di aziende e manager ho incontrato in questi ultimi anni e parlo soprattutto di società che sviluppano software, soluzioni legate all’intelligenza artificiale o alla blockchain, non di industrie che necessitano di grandi spazi e di capannoni. Aziende che permetterebbero di creare nuovi impieghi in centro città, di riempire quegli uffici lasciati desolatamente liberi dalle banche e dal settore finanziario. Sono soprattutto aziende che potrebbero offrire l’opportunità ai nostri giovani di restare in Ticino, e a coloro che se ne sono andati di tornare.

Certo, i contrari ci dicono che c’è preoccupazione per quei 35 milioni di franchi di minori entrate per i comuni, ma stiamo parlando di meno del 2% del gettito fiscale di tutti i comuni ticinesi, senza calcolare che, votando sì, quei 35 milioni li recupereremo in pochissimo tempo. Votare sì è un investimento per il futuro dei nostri giovani.

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