Il francese Tsonga ha spiegato perché, secondo lui, il serbo gode di poca simpatia.
«Non fa nulla per essere apprezzato, fa le cose perché vuole che siano fatte, ma le persone sono migliori quando sono sé stesse».
PARIGI - Quando si tratta di Novak Djokovic, il dibattito si infiamma. Non tanto per le innumerevoli vittorie, che lo hanno portato a essere il tennista più vincente della storia, bensì per il suo atteggiamento spesso sopra le righe.
Chi ha provato a dare una lettura al motivo per il quale il serbo non gode di troppe simpatie è il francese Jo-Wilfried Tsonga: «Penso che ci sia stato un periodo in cui non era sé stesso perché voleva imitare Federer o Nadal - le parole del transalpino al podcast "Génération Do It Yourself" - Forse, però, avrebbe dovuto rimanere sé stesso. Non fa nulla per essere apprezzato, fa le cose perché vuole che siano fatte, ma le persone sono migliori quando sono sé stesse. Per un po' ha provato a uscire da quell'immagine di guerriero che ha. Ma lui lo è, e sarebbe stato ancora più apprezzato a esserlo fin dal principio, sarebbe stato amato per questo, come i gladiatori».