Il Lugano ha presentato Abel Braga: «Nella vita il mio grande valore è la verità. Colpito dalla disponibilità».
Il 68enne tecnico brasiliano: «Con Renzetti, Campana e Padalino ho trovato una società seria. Di Lugano mi hanno parlato come di un Paradiso. Mi piacerebbe finire qui la mia carriera, o comunque in Europa».
LUGANO - In casa Lugano è il grande giorno di Abel Braga. Dopo i primi allenamenti in cui ha iniziato a prendere confidenza con l’ambiente e conoscere il gruppo bianconero, l’allenatore brasiliano si è presentato alla stampa destando subito un’ottima impressione. Il 68enne, tecnico dal “pedigree” impressionante che in Patria ha allenato tutti i più grandi club, è arrivato in un momento particolare e complicato - con le note vicissitudini legate alla cessione della società, poi sfumata -, ma ha convinto anche il pres Renzetti, che ha fatto di necessità virtù trovando una nuova intesa col mister.
«Mi ha colpito tantissimo la sua volontà di rimanere a Lugano e vivere questa esperienza: abbiamo messo anima e corpo per trovare una soluzione e ci siamo riusciti. Forse Abel è l’unica cosa buona che ci hanno lasciato i “candidati” nuovi proprietari», ha esordito proprio Renzetti, prima di lasciare la parola al tecnico, che con i bianconeri ha firmato un accordo annuale.
«A un certo punto del mio isolamento a Milano sono stato vicino a tornare in Brasile, ma poi sono arrivati Renzetti, Campana e Padalino e hanno sistemato la situazione - interviene Braga, sottolineando poi la sua volontà di imparare l’italiano entro qualche mese - Ho conosciuto delle ottime persone e ho capito che questa è una società seria con dei solidi punti di riferimento. Dopo l’accordo ho iniziato a lavorare con la squadra e sono rimasto sorpreso dalla disponibilità dei ragazzi, pronti a mettere in pratica le mie idee».
In tanti, con l’arrivo di Braga, si aspettano ora un Lugano più offensivo e dal gioco spumeggiante.
«La mia essenza è sicuramente brasiliana, ma in carriera ho giocato al PSG e poi ho allenato in tanti paesi, compresi Portogallo, Francia ed Emirati Arabi. Non è solo questione di essere brasiliano, tanto più che il Brasile non vince un Mondiale da 20 anni. Nel mio calcio preferisco fare un mix. Va detto che la gente ha anche un’idea fuorviante del calcio verdeoro: si pensa he tutto sia un carnevale. Ci sono anche altri aspetti importanti, come quello mentale. Una cosa però è certa: voglio che la mia squadra giochi ed eserciti un pressing alto, sia in casa che fuori».
Il mister è poi tornato sull’accordo col Lugano. È vero che aveva altre offerte e ha rinunciato a contratti più onerosi? Come mai ha scelto di rimanere?
«È vero che avevo altre offerte e i salari a cui ero abituato - come l’ultimo con l'International - erano diversi. Va però detto che questo è un momento terribile per il calcio brasiliano e che, post Covid, ci sono squadre che hanno dovuto giocare anche 6 partite in 15 giorni. E il Brasile non è un Paese piccolo... Avevo voglia di una nuova esperienza all’estero, avevo pensato anche di tornare negli Emirati Arabi. Poi, anche grazie ad un amico che ha giocato in Italia, mi hanno parlato di Lugano come di un Paradiso. La qualità di vita è altissima e mi è sembrata un’ottima occasione. Considerando anche la mia età e che non so per quanti anni allenerò ancora, mi piacerebbe chiudere qui o comunque in Europa».
Con Braga al timone è lecito aspettarsi diversi giocatori in arrivo dal Brasile?
«Ne parlo ogni giorno con i dirigenti che conoscono la squadra meglio di me. Siamo al lavoro da poco. Adesso iniziamo a giocare anche le prime amichevoli, dove inizierò a farmi un’idea ancora migliore della rosa a disposizione. Padalino e il presidente conoscono bene le posizioni in cui siamo scoperti, ma non è detto che perché io sia brasiliano allora arriveranno giocatori da lì. Discutiamo e vediamo. I giocatori dovranno poi rientrare nei parametri e nel budget del club».
Abel Braga quanto conosce il calcio svizzero?
«Al giorno d’oggi in tv si possono seguire tutti i campionati del mondo, anche se in Brasile ovviamente si seguono maggiormente la Liga e la Premier League. Prima di firmare ho guardato 6-7 partite e mi sono fatto un’idea sul campionato svizzero. Ho visto molto equilibrio e faccio fatica a capire come una squadra possa vincere il campionato con 30 punti di margine. Quello svizzero è un calcio di buon livello e con un’ottima mentalità. Nel 1985 poi, con il Botafogo, ho vinto un torneo a Berna: è stato il mio primo titolo da allenatore».
La società ha detto chiaramente che sarà un anno piuttosto difficile. Braga ne è consapevole? Quale sarà l’obiettivo?
«Sì sarà difficile, ma dalle difficoltà proveremo a trovare dei punti di forza. Vogliamo lavorare bene e con la giusta mentalità per diminuire il gap dalle squadre più attrezate. Vogliamo lavorare nella giusta direzione e cercare di fare un anno migliore rispetto all’ultimo. Anche con i media mi auguro di avere un buon rapporto. Nella vita il mio grande valore è la verità».
In conclusione, soffermandosi anche sul mercato, la parola è poi tornata al presidente Renzetti, cui è stato chiesto di commentare le parole del mister.
«È un tecnico di grande spessore, che viene con delle idee chiare in cui crede. La nostra volontà è mettergli a disposizioni le carte giuste per fare bene. Ora dobbiamo togliere dei contratti onerosi e cercare dei giocatori che possano sposarsi bene con il suo gioco. Anche per questo abbiamo parlato di giocatori brasiliani, che potrebbero rivelarsi degli investimenti azzeccati per il club. Il campionato però inizia a breve e non sarà facile. Abbiamo una montagna da scalare ma non proseguiamo al buio: il progetto è chiaro. Demba Ba? Venerdì si allena, poi andremo a pranzo, parleremo e decideremo cosa fare. Ci sarà anche Novoselskiy che è l’artefice del suo ingaggio».