Il monito proviene direttamente da Marc Chardonnens, direttore dell'Ufficio federale dell'ambiente che si collega al disastro di Bondo: «Ridurre le emissioni di gas serra non sarà più sufficiente»
BERNA - La Svizzera non deve solo ridurre le emissioni di gas serra, deve anche prepararsi ai cambiamenti climatici per ridurre i rischi. È quanto ha sostenuto oggi il direttore dell'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) Marc Chardonnens, durante una conferenza stampa a Berna.
Le conseguenze del riscaldamento climatico sono già percettibili: i ghiacciai si sciolgono, i periodi di siccità e delle ondate di caldo si verificano sempre più spesso e la stabilità del permafrost - strato di terreno ghiacciato, n.d.r - si riduce, come lo ha dimostrato la frana di mercoledì scorso in val Bregaglia nel cantone dei Grigioni, ha sottolineato.
I cambiamenti climatici avranno notevoli ripercussioni per quanto riguarda il disgelo del permafrost: ai pendii delle montagne verrà infatti a mancare la struttura costituita da ghiacciai, nelle fessure delle rocce si scioglierà il ghiaccio, falde detritiche diverranno instabili. Inoltre potrà aumentare la frequenza di forti precipitazioni e temporali con un conseguente aumento di inondazioni.
L'adozione di misure come la predisposizione di sistemi di allerta o la realizzazione di strutture di protezione contribuisce quindi a proteggere l'uomo e lo spazio abitativo, ha sottolineato Chardonnens.
A Bondo (GR), il villaggio raggiunto dalla enorme frana staccatasi dal Pizzo Cengalo la settimana scorsa, erano state adottate misure di prevenzione contro questo tipo di pericoli: era stato realizzato un bacino di raccolta contro piene e flussi detritici proprio nella zona del campeggio, che per questo motivo è stato chiuso. Inoltre era stato messo a punto un sistema di allerta con punti di misurazione nel fianco della montagna, volto a consentire l'allarme e l'evacuazione del villaggio.
I cambiamenti climatici devono essere affrontati come sfida per tutta la società. L'aumento delle temperature e le modifiche del regime di precipitazioni hanno conseguenze non solo a livello ambientale ma anche economico e sociale, ha puntualizzato Chardonnens.
Per ridurre i rischi legati ai pericoli naturali, la Confederazione, in collaborazione con i Cantoni e i Comuni, accompagna e finanzia misure, ad esempio per l'elaborazione di carte dei pericoli, la costruzione di opere di protezione, la creazione di impianti di sorveglianza e la realizzazione di piani d'emergenza.
La Confederazione coordina le misure di adattamento e mette a tal fine a disposizione le basi di conoscenza necessarie. «Dal momento che gli effetti variano da regione a regione, i Cantoni, le regioni e i Comuni svolgono un importante ruolo nell'adattamento», ha precisato.
L'UFAM ha quindi elaborato un'analisi dei rischi in collaborazione con otto Cantoni per individuare gli effetti regionali dei cambiamenti climatici. I risultati saranno presentati alla fine dell'anno.
Sotto la direzione dell'UFAM, la Confederazione ha lanciato nel 2013 un programma pilota inteso a mostrare come la Svizzera possa adattarsi ai cambiamenti climatici basandosi su progetti concreti.
Prepararsi sin d'ora è in effetti più vantaggioso che gestire i danni causati dai cambiamenti climatici man mano che si presentano, anche perché le esigenze in materia di adattamento e i costi cresceranno con l'aumento previsto delle temperature. È necessario l'impegno di tutti: Cantoni, regioni, Comuni, imprese e popolazione. «Gli effetti dei cambiamenti climatici riguardano noi tutti e possiamo fronteggiare queste nuove sfide solo agendo insieme», ha sottolineato Chardonnens.