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SVIZZERA«La Svizzera deve adattarsi ai cambiamenti climatici»

28.08.17 - 09:42
Il monito proviene direttamente da Marc Chardonnens, direttore dell'Ufficio federale dell'ambiente che si collega al disastro di Bondo: «Ridurre le emissioni di gas serra non sarà più sufficiente»
Keystone
La frana di Bondo è una conseguenza del cambiamento climatico e del surriscaldamento.
La frana di Bondo è una conseguenza del cambiamento climatico e del surriscaldamento.
«La Svizzera deve adattarsi ai cambiamenti climatici»
Il monito proviene direttamente da Marc Chardonnens, direttore dell'Ufficio federale dell'ambiente che si collega al disastro di Bondo: «Ridurre le emissioni di gas serra non sarà più sufficiente»

BERNA - La Svizzera non deve solo ridurre le emissioni di gas serra, deve anche prepararsi ai cambiamenti climatici per ridurre i rischi. È quanto ha sostenuto oggi il direttore dell'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) Marc Chardonnens, durante una conferenza stampa a Berna.

Le conseguenze del riscaldamento climatico sono già percettibili: i ghiacciai si sciolgono, i periodi di siccità e delle ondate di caldo si verificano sempre più spesso e la stabilità del permafrost - strato di terreno ghiacciato, n.d.r - si riduce, come lo ha dimostrato la frana di mercoledì scorso in val Bregaglia nel cantone dei Grigioni, ha sottolineato.

I cambiamenti climatici avranno notevoli ripercussioni per quanto riguarda il disgelo del permafrost: ai pendii delle montagne verrà infatti a mancare la struttura costituita da ghiacciai, nelle fessure delle rocce si scioglierà il ghiaccio, falde detritiche diverranno instabili. Inoltre potrà aumentare la frequenza di forti precipitazioni e temporali con un conseguente aumento di inondazioni.

L'adozione di misure come la predisposizione di sistemi di allerta o la realizzazione di strutture di protezione contribuisce quindi a proteggere l'uomo e lo spazio abitativo, ha sottolineato Chardonnens.

A Bondo (GR), il villaggio raggiunto dalla enorme frana staccatasi dal Pizzo Cengalo la settimana scorsa, erano state adottate misure di prevenzione contro questo tipo di pericoli: era stato realizzato un bacino di raccolta contro piene e flussi detritici proprio nella zona del campeggio, che per questo motivo è stato chiuso. Inoltre era stato messo a punto un sistema di allerta con punti di misurazione nel fianco della montagna, volto a consentire l'allarme e l'evacuazione del villaggio.

I cambiamenti climatici devono essere affrontati come sfida per tutta la società. L'aumento delle temperature e le modifiche del regime di precipitazioni hanno conseguenze non solo a livello ambientale ma anche economico e sociale, ha puntualizzato Chardonnens.

Per ridurre i rischi legati ai pericoli naturali, la Confederazione, in collaborazione con i Cantoni e i Comuni, accompagna e finanzia misure, ad esempio per l'elaborazione di carte dei pericoli, la costruzione di opere di protezione, la creazione di impianti di sorveglianza e la realizzazione di piani d'emergenza.

La Confederazione coordina le misure di adattamento e mette a tal fine a disposizione le basi di conoscenza necessarie. «Dal momento che gli effetti variano da regione a regione, i Cantoni, le regioni e i Comuni svolgono un importante ruolo nell'adattamento», ha precisato.

L'UFAM ha quindi elaborato un'analisi dei rischi in collaborazione con otto Cantoni per individuare gli effetti regionali dei cambiamenti climatici. I risultati saranno presentati alla fine dell'anno.

Sotto la direzione dell'UFAM, la Confederazione ha lanciato nel 2013 un programma pilota inteso a mostrare come la Svizzera possa adattarsi ai cambiamenti climatici basandosi su progetti concreti.

Prepararsi sin d'ora è in effetti più vantaggioso che gestire i danni causati dai cambiamenti climatici man mano che si presentano, anche perché le esigenze in materia di adattamento e i costi cresceranno con l'aumento previsto delle temperature. È necessario l'impegno di tutti: Cantoni, regioni, Comuni, imprese e popolazione. «Gli effetti dei cambiamenti climatici riguardano noi tutti e possiamo fronteggiare queste nuove sfide solo agendo insieme», ha sottolineato Chardonnens.

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COMMENTI
 

bobà 7 anni fa su tio
e per tutti gli sforzi che essa riesca a fare, non cambierà una cippa di nulla Se pensiamo che I grandi della terra, neo-eletto presidente degli USA in testa, non fanno nulla, cosa volete che possa fare la piccolo Svizzera?

leopoldo 7 anni fa su tio
prossimo passo spingere la macchina

Bandito976 7 anni fa su tio
Fintanto che si pensa solo a fare cassa sulle emissioni il clima non migliora grazie ai soldi. Il clima migliora con l'educazione della gente. Esempio: lavoro a km 0. Utilizzo dell'auto se strettamente necessario. Non 1 solo occupante per auto, tutte queste cose vengono ripetute e ripetute ma la gente non ascolta. Purtroppo l'umanitá si avvia verso la propria distruzione. Auguri.

bledsoe 7 anni fa su tio
Risposta a Bandito976
Non sia così negativo. È vero che per alcuni aspetti la gente non ascolta, ma per altri si sono fatti passi avanti molto significativi (pensi al riciclaggio, alla sporcizia ai bordi delle strade, a quanti non hanno nemmeno più l'auto o la usano raramente, ai nuovi standard di costruzione, etc). Di sicuro c'è ancora moltissima strada da fare, ma perlomeno la direzione sembra che stia cambiando. Riprendendo un messaggio qui sotto bisogna guardare al buco nell'ozono e si vede come le cose possono migliorare sensibilmente in tempi nemmeno troppo lenti. Poi le dirò: basterebbe un bel vulcano che, esplodendo, ci mette un velo per un paio d'anni, in stile Krakatoa, e si vedranno subito effetti positivi sulle temperature...

GI 7 anni fa su tio
La Svizzera non è una "isola felice" su un pianeta che non si chiama terra....ogni tanto mi vien da ridere quando ti propinano certe idee......come la riduzione dei gas effetto serra.....a proposito il buco nell'ozono che fine ha fatto ????

Meno 7 anni fa su tio
Risposta a GI
Puoi informarti, e vedere come è la situazione (se davvero ti interessa), internet non serve solo a condividere i selfie :)

Equalizer 7 anni fa su tio
E si che questo ha studiato, come può pensare che gli 8 milioni residenti in Svizzera possano influire sull'operato di 7.5 miliardi di persone? O pensa che la Svizzera sia un paese "Under the dome" ?

Steex33 7 anni fa su tio
Risposta a Equalizer
hai ragione! questa storia che ognuno deve fare la propria parte è una cretinata! meglio aspettare...e poi con ogni metro di innalzamento delle acque noi siamo più vicini al mare no?? /s

Meno 7 anni fa su tio
Risposta a Equalizer
Certo, non facciamo niente, e ogni persona potrà pensare che nel suo piccolo non può influenzare il clima, se ognuno dei 7.5 miliardi di persone la pensa come te, allora siamo proprio ben messi!

Arpac 7 anni fa su tio
Risposta a Equalizer
Grazie. Finché Cina, USA e i "nuovi" paesi emergenti del sud est asiatico non invertiranno la rotta la situazione non cambierà mai, e tutti gli sforzi saranno vani, tranne quelli di tracciare una linea guida. Allarmi e raccomandazioni sono ben accette ed é giusto ascoltare e prepararsi adeguatamente all'evoluzione delle cose. Questa però, in gran parte, é politica "à deux balles". Scenario trito e ritrito. Catastrofe naturale = scenari apocalittici

Equalizer 7 anni fa su tio
Risposta a Meno
Il problema è proprio quello, quelli che mettono le pezze sono sempre in numero irrilevante rispetto al totale, prova ad andare a fare certe teorie in paesi come l'India o la Cina dove la gente lotta per arrivare al giorno dopo e si raccomandano ancora ad identità misteriose perché il prossimo giorno sia migliore di quello appena passato. Noi dobbiamo si far qualcosa, ma per fare questo qualcosa ci vuole gente che sia disposta a rinunciare a parte dei propri immensi guadagni per avere un'evoluzione positiva del nostro futuro, per far si che veramente il vivere sano sia per tutti ed alla portata di tutti. Ma onestamente per ora non vedo molti Bill Gates o Warren Buffet all'orizzonte.

Meno 7 anni fa su tio
Risposta a Equalizer
Hai ragione, è poca la gente che volontariamente rinuncia ai propri guadagni (dal dipendente, al calciatore all'imprenditore) detto questo, le leggi servono proprio ad obbligare la gente che non lo farebbe di sua iniziativa. Per esempio, il buco dell'ozono, molti articoli del 2016 annunciano che la battaglia contro le bombole spray contenenti il CFC sta dando frutti in quando al superficie del buco si è ridotta. Come vedi, se chiedere al singolo non sempre si ottengono i risultati voluti, con un'azione coordinata (accordi internazionali) e creazione di leggi, qualcosa si può fare. E a fare pressioni sulle leggi è l'opinione pubblica di cui anche noi due ne facciamo parte. L'importante è che queste leggi non creino svantaggi sproporzionati per l'economia (in relazione ai paesi concorrenti).
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