Il cantone romando è uno dei principali focolai e presenta un'incidenza superiore a cento casi per 100'000 abitanti.
L'epidemiologo Nicola Low: «Il brusco aumento delle infezioni è preoccupante». Il medico cantonale: «Consideriamo misure più stringenti».
GINEVRA - «La situazione è preoccupante». Non usa giri di parole l'epidemiologo dell'Università di Berna Nicola Low per spiegare la situazione che sta vivendo Ginevra. Il numero d'infezioni nel cantone romando è infatti in costante crescita e negli ultimi quattordici giorni ha superato il muro dei cento casi per 100'000 abitanti.
«Se fosse una nazione sarebbe sulla lista nera» - Un dato estremamente alto se si pensa che l'UFSP inserisce nella lista dei Paesi a rischio (e con obbligo di quarantena) tutte quelle nazioni che hanno un'incidenza superiore a 60. «È vero che i dati epidemiologici si riferiscono, solitamente, a un intero Paese - precisa Low -. Ma se Ginevra fosse una nazione, l'UFSP dovrebbe inserirla nella lista. Non ci sono dubbi che il cantone sia attualmente un hotspot. Un focolaio». Non sorprende quindi la decisione delle autorità belghe di vietare ai propri cittadini di viaggiare in direzione di Ginevra. L'epidemiologo bernese, poi, prova a ipotizzare alcuni motivi che spieghino l'alto numero delle infezioni. «Ginevra è un cantone densamente popolato, si trova al confine con la Francia e dispone di un aeroporto internazionale. Tutti questi fattori favoriscono la diffusione del virus».
Contact tracing potenziato - L'aumento dei casi crea naturalmente problemi anche per il contact tracing, ma il Cantone non è stato con le mani in mano potenziando recentemente il servizio di tracciamento e attuando varie norme - come la chiusura dei locali notturni e l'obbligo di mascherina nei negozi - per ridurre la propagazione del virus. «Stiamo considerando di attuare misure più stringenti soprattutto per ridurre i contatti poco protetti», precisa il medico cantonale ginevrino Aglaé Tardin a 20 Minuten. E anche il tracciamento verrà ulteriormente ampliato. «Attualmente funziona ancora piuttosto bene, ma il team è estremamente sotto pressione».
Tanti tamponi - Anche Antoine Flahault, capo dell'Istituto di salute globale all'Università di Ginevra, è piuttosto preoccupato per le cifre ginevrine. Il professore, però, cerca di relativizzarle portando l'attenzione sull'alto numero di tamponi effettuati. «Se il numero di test viene triplicato, come è avvenuto dalla fine di maggio, verranno ovviamente scoperti più casi». E questo ha portato il cantone a essere uno dei principali focolai della Svizzera. Sì perché con il contact tracing entra in gioco l'effetto domino. «Un infetto - continua Flahault - può portare alla quarantena molte persone. E alcune di queste possono risultare positive».
«Situazione da monitorare» - Da parte sua Philippe Eggimann, presidente della società svizzera dei medici, non se la sente di sconsigliare viaggi nel cantone. «Basta fare attenzione. Mantenere le distanze, indossare le mascherine in caso di assembramenti e utilizzare l'app SwissCovid». Flahault, da parte sua, invita alla prudenza. «La situazione a Ginevra va costantemente monitorata nelle prossime settimane».