Dopo l'attacco terroristico di Vienna, il consiglio di "fuggire, nascondersi e allertare" non è più sufficiente.
Alcuni politici si battono affinché gli svizzeri abbiano il diritto di avere con sé un'arma.
ZURIGO - L'attentato di lunedì sera a Vienna ha causato diversi morti e feriti gravi. Gli esperti non escludono attacchi come questi anche in Svizzera e i politici dell'area conservatrice chiedono ora che i cittadini svizzeri abbiano un accesso più facilitato alle armi.
«Ora c'è bisogno del porto d'armi in Svizzera», ha twittato Nicolas Rimoldi a poche ore dall'attacco. Le raccomandazioni dell'Ufficio federale di polizia (Fedpol) non sono più sufficienti, secondo Rimoldi, membro del Consiglio dell'Azione per una Svizzera indipendente e neutrale (Asni) e politico del PLR. In caso di attacco, la Fedpol consiglia: «fuggi, nasconditi, allerta». Ma secondo Rimoldi, i cittadini in Svizzera dovrebbero avere il diritto di portare un'arma, con condizioni chiare: ad esempio dopo aver eseguito un test di salute mentale e un test pratico.
In Svizzera, attualmente, viene richiesto un permesso speciale per portare un'arma in pubblico. Questo viene assegnato solo a specifiche condizioni, ad esempio al personale di sicurezza. Il consigliere nazionale vallesano dell'UDC Jean-Luc Addor si unisce a Rimoldi. Già nel 2017, il presidente di Pro Tell aveva chiesto attraverso un'iniziativa parlamentare che i cittadini potessero portare con loro un'arma, invano.
Addor non ha in programma un nuovo tentativo in Parlamento. Tuttavia, suppone, se un atto terroristico dovesse accadere in Svizzera, probabilmente anche i politici locali sarebbero pronti a discutere un allentamento delle restrizioni che riguardano le armi.