Un 57enne della provincia di Torino è stato infettato (per la seconda volta) dalla mutazione B.1.1.39.
Questa variante, simile a quella inglese, è stata ribattezzata "svizzera" perché è stata rilevata già 1'132 volte nel nostro Paese. «Un numero significativamente più alto che in qualsiasi altra parte del mondo».
BERNA - Dopo l'inglese, la sudafricana, la brasiliana e l'indiana, in Piemonte, da ieri, è spuntata anche la variante svizzera del coronavirus. A darne notizia è stato il quotidiano italiano La Stampa, precisando che il primo caso di mutazione elvetica del virus (mai sentita fino a ieri) è stato identificato nel laboratorio degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) di Candiolo in un uomo di 57 anni residente in provincia di Torino che aveva già contratto la malattia lo scorso mese di novembre.
Rilevata più di mille volte in Svizzera - Il giornale italiano, il primo ad aver dato la notizia, fa riferimento a un comunicato diffuso dalla Regione Piemonte nella serata di ieri in cui si precisava che la variante rilevata nel 57enne non va confusa «con la variante indiana rilevata in Svizzera». Ma da dove proviene la denominazione "variante svizzera"? E perché è stata battezzata così? A spiegarlo al Blick è proprio il direttore dell'Istituto di Candiolo Andrea Sottile: «Si tratta della mutazione B.1.1.39 che è stata rilevata 1'132 volte in Svizzera, un numero, questo, significativamente piu alto che in qualsiasi altra parte del mondo». Per fare una paragone, la seconda nazione in cui è più presente è la Germania, dove la B.1.1.39 è stata rinvenuta 225 volte.
«Simile all'inglese» - Ma quali sono gli effetti della "nostra" mutazione? «Penso che la variante svizzera - precisa lo specialista in malattie infettive ticinese Christian Garzoni a 20 Minuten - sia solo una delle tante mutazioni che sono state sequenziate da inizio pandemia. Probabilmente non è più pericolosa della variante inglese e non dovrebbe sfuggire agli attuali vaccini».
«Gira dal 2020» - Anche l'epatologo di fama internazionale ed esperto in malattie infettive Andreas Cerny concorda con il collega. «È in circolazione ormai da inizio aprile 2020 e circola con numeri piccoli in diversi Paesi del mondo, non essendo riuscita a sostituirsi alle varianti già presenti, come fatto ad esempio da quella inglese».
La "nostra variante" è la quarta presente sul territorio piemontese dopo quella inglese, quella brasiliana e quella sudafricana. «Manteniamo alta la guarda su tutte queste mutazioni del virus», ha dichiarato l’assessore regionale alla sanità, Luigi Icardi.