Il turismo degli acquisti è di nuovo possibile senza limitazioni. E in moltissimi ne hanno approfittato.
Grande soddisfazione da parte dei commercianti tedeschi, decisamente minore la felicità di quelli svizzeri.
BASILEA - Grande movimento oggi al confine nord della Svizzera: in seguito a un cambiamento normativo in Germania il turismo degli acquisti praticato dagli svizzeri è infatti improvvisamente di nuovo possibile.
Il governo tedesco - riferisce 20 Minuten - ha infatti adattato l'ordinanza sugli arrivi in tempi di coronavirus: concretamente chi giunge nel Baden-Württemberg (la regione a nord del Reno) per rimanere fino a un massimo di 24 ore può fare le sue compere senza quarantena e senza test Covid.
Diversi commercianti tedeschi intervistati dal portale informativo esprimono profonda soddisfazione e sperano in un rapido ritorno alla normalità, per un settore che vive molto degli svizzeri. Gli operatori fanno comunque notare che non sarà possibile recuperare totalmente i ricavi persi negli scorsi mesi.
Particolarmente soddisfatto appare chi gestisce le stazioni dei pacchetti (gli indirizzi tedeschi dove i consumatori elvetici si fanno mandare i loro acquisti online, per aggirare tasse di dogana o "prezzi elvetici" pretesi da chi fornisce merci in Svizzera). Una di queste stazioni ha attualmente in magazzino 11'300 pacchi in attesa di essere ritirati da cittadini con residenza nella Confederazione.
La testata 20 Minuten sta seguendo passo per passo e sul posto l'arrivo dei turisti dello shopping, ma dà anche voce a chi si oppone a questo fenomeno, come per esempio la consigliera nazionale (PLR/BE) Christa Markwalder, presidente di Swiss Retail Federation. «Come rappresentante dei commercio al dettaglio svizzero logicamente non guardo in modo positivo al turismo degli acquisti, anche perché non sono solo le persone a basso reddito a fare compere oltre confine».
Proprio in una crisi come quella attuale le imprese locali e i datori di lavoro elvetici hanno bisogno di clienti, afferma Markwalder. «Ciascuno può dare il proprio contributo». Secondo la deputata 45enne - che è stata dal 2006 al 2014 la presidente di Numes, il Nuovo movimento europeo Svizzera, fautore dell'adesione del paese all'Ue - l'importante è ora migliorare le condizioni quadro per i negozi svizzeri: a suo avviso non sono necessarie limitazioni all'accesso per il Covid, perché le misure di protezione hanno dimostrato che i punti vendita non rappresentano focolai di contagio. «Il commercio al dettaglio deve ora essere liberato da ogni inutile zavorra normativa», conclude.