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SVIZZERAChi lavora a contatto coi clienti, rifiuta il vaccino

26.06.21 - 16:08
Un'analisi condotta da Sotomo mostra quali sono le categorie professionali più diffidenti
20min/Marco Zangger
Fonte 20 Minuten / chk
Chi lavora a contatto coi clienti, rifiuta il vaccino
Un'analisi condotta da Sotomo mostra quali sono le categorie professionali più diffidenti
Si tratta di parrucchieri, commessi e camerieri. Ma numeri ancora più bassi si osservano nel settore agricolo

ZURIGO - Parrucchieri, commessi e camerieri: sono tra i professionisti che si mostrano più diffidenti nei confronti del vaccino anti-coronavirus. È quanto si evince da un'analisi condotta dall'istituto di ricerca zurighese Sotomo, che ha tento conto di venti categorie professionali.

Un risultato, questo, da cui emerge che la disponibilità a farsi vaccinare è più bassa tra coloro che hanno molti contatti con clienti, come scrive il Tages Anzeiger. Nella categoria “Sport, benessere e bellezza", il 39% degli intervistati ha dichiarato di non avere nessuna intenzione di vaccinarsi. Il 28% si è invece detto ancora indeciso. Anche i gruppi “Produzione, riparazione e pulizia”, “Consulenza e vendita” e “Turismo e industria alberghiera” presentano rispettivamente il 37, il 33 e il 29% di persone non interessate al vaccino.

Tra chi guadagna meno, meno interesse per il vaccino - I numeri più bassi si osservano nel settore agricolo, dove comunque c'è poco contatto con clienti. Più in generale, dallo studio di Sotomo emerge anche che la disponibilità a farsi vaccinare è più bassa tra chi guadagna meno.

Nella categoria “Sport, wellness e bellezza” rientrano anche i parrucchieri. Come si spiega? Damien Ojetti, presidente dell'associazione Coiffuresuisse interpellato dal quotidiano zurighese, non è sorpreso del risultato. «Eravamo tra le prime attività che avevano potuto riaprire dopo il lockdown della scorsa primavera» afferma, spiegando che di conseguenza i piani di protezione adottati sono buoni e collaudati. Un sondaggio effettuato tra i membri dell'associazione ha infatti mostrato che non ci sono stati focolai di coronavirus. «È pertanto probabile che per questo motivo la paura del virus sia scomparsa».

L'analisi di Sotomo si basa su dati raccolti durante il mese di marzo 2021.

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