Facevano parte del Comando forze speciali e senza vaccino non avrebbero potuto effettuare missioni all'estero.
La decisione dell'esercito è stata già impugnata da alcuni soldati, che hanno deciso di ricorrere al Tribunale amministrativo federale.
BERNA - Cinque soldati professionisti del Comando forze speciali dell'Esercito svizzero, che comprende i battaglioni di granatieri e di Stato Maggiore oltre che la compagnia esploratori paracadutisti, sono stati licenziati perché si sono rifiutati di vaccinarsi contro il coronavirus. La notizia è stata confermata al Tages-Anzeiger dal portavoce Daniel Reist. «Abbiamo interrotto il loro rapporto di lavoro in quanto, non essendosi immunizzati, non potevano più esercitare pienamente il loro lavoro».
«Abbiamo tenuto diversi colloqui con le persone interessate», ha aggiunto Reist, precisando che alla fine «i rapporti di lavoro sono stati rescissi a causa della violazione d'importanti obblighi legali o contrattuali». Il termine di preavviso è di sei mesi.
Questa scelta, stando a ricerche effettuate dal giornale zurighese, sarebbe sostenuta sia dal Capo dell'Esercito Thomas Süssli, che dal Capo del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) Viola Amherd.
Missioni all'estero non sono possibili senza vaccinazione - I licenziati sarebbero tre militari che erano arruolati nel Distaccamento speciale della polizia militare (DSPM) e due soldati professionisti del Distaccamento d'esplorazione dell'esercito 10, di stanza a Rivera. L'esercito precisa di aver tentato di avere un dialogo con i cinque militari professionisti, avvisandoli che senza vaccinazione non avrebbero più potuto avere incarichi all'estero, né istruire e formare altri soldati. Ma invano.
Ricorso pendente - Alcuni dei militi licenziati avrebbero però nel frattempo ricorso al Tribunale amministrativo federale (TAF). I giudici dovranno ora valutare se i licenziamenti siano o meno giustificati. Sempre secondo il Tages-Anzeiger - infine - un membro delle forze speciali si sarebbe dimesso dopo che la vaccinazione contro il Covid-19 era stata resa obbligatoria.