Lo si evince da una statistica pubblicata dall'Ufficio federale delle assicurazioni sociali
BERNA - Il 17% delle economie domestiche in Svizzera vive con risorse finanziarie modeste o molto modeste. È quanto emerge da una statistica pubblicata oggi dall'Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS), con dati che si riferiscono al 2015.
Secondo i calcoli dell'UFAS, un reddito inferiore al 50% di quello mediano (ovvero con la metà dei redditi più alta e l'altra metà più bassa) è considerato molto modesto. Nel 2015 questo reddito mediano si attestava a 63'470. "Modesto" è invece il salario di chi guadagna fra il 50% e il 60% di tale cifra.
Nell'anno preso in considerazione, l'8,6% delle economie domestiche era nella fascia di introiti molto modesti e l'8,2% in quella modesta. Al contrario, il 69,2% - circa due terzi - delle economie domestiche disponeva di un reddito compreso fra il 60% e il 180% della mediana. Il 13,6% era invece in una situazione più agiata, mostra la ricerca condotta dal professor Philippe Wanner e da Roxane Gerber dell'Università di Ginevra, su incarico dell'UFAS.
La quota totale - fra risorse modeste e molto modeste - era del 15% tra le persone in età attiva e del 22% tra quelle in età pensionabile.
Fattori di rischio - Secondo le analisi effettuate, risultano particolarmente a rischio le realtà monoparentali, specialmente quelle con a capo una donna e con figli ancora piccoli. Formazione, occupazione e cittadinanza sono poi altri fattori che incidono sul pericolo di povertà. Risorse modeste si riscontrano spesso fra lavoratori indipendenti, quelli attivi nel settore agricolo e fra persone con un basso livello d'istruzione, oltre che fra quelle di origine extraeuropea.
La situazione relativa al reddito è evidentemente modificabile nel tempo, come viene spiegato nel comunicato che accompagna la ricerca. Fra il 2012 e il 2015 in circa un quarto dei casi è stato possibile uscire da una situazione difficile, mentre nell'11% si è verificato il contrario. In questo caso, influisce in particolare l'occupazione, ma anche la cittadinanza: i cittadini extraeuropei sperimentano più spesso un peggioramento delle condizioni.
Dalle statistiche si nota poi una maggiore flessibilità di pensionamento, con il 35% degli uomini di 66 anni sposati e il 45% di quelli non sposati che disponevano ancora di un reddito da lavoro. Nel 2003 le quote erano rispettivamente del 30% e del 34%. Per le donne di 65 anni le percentuali sono passate dal 23 al 30% (non sposate) e dal 16 al 27% (sposate).