Senza l'innevamento artificiale alcuni impianti di risalita rischiano di chiudere, in pericolo molti posti di lavoro.
«Le attività di svago sono le prime a essere colpite dalle misure restrittive» afferma la consigliere nazionale Barbara Schaffner.
BERNA - Lo spettro di una crisi energetica è sempre più concreto. Uno scenario che minaccia la prossima stagione invernale e il turismo di montagna. Berno Stoffel, direttore dell’Associazione svizzera delle funivie, ha già annunciato un piano di risparmio energetico negli impianti sciistici che porterebbe la diminuzione del consumo del 5%. Una misura necessaria che prevede lo spegnimento dell’illuminazione superflua durante la notte, la riduzione dei riscaldamenti e l’utilizzo esclusivo di acqua fredda nei bagni dei ristoranti. Questi interventi potrebbero però non bastare.
Risparmio energetico - Secondo il direttore, nel caso in cui la situazione lo richiederebbe, si potrebbe risparmiare addirittura il 20% del consumo. Il singolo impianto di risalita dovrà decidere se attuare altre misure di riduzione. Gli esperti stanno discutendo molte opzioni, come per esempio la diminuzione della velocità di risalita oppure la riduzione del degli orari di funzionamento del servizio.
Una parte importante del consumo di elettricità nelle stazioni sciistiche è dovuta all’utilizzo dei cannoni di nave. Stoffel è però contrario allo spegnimento dei sistemi di innevamento artificiale sulle piste: «Per noi i cannoni da neve sono fondamentali. Senza i cannoni molti impianti di risalita non potrebbero funzionare e sarebbero costretti a chiudere. Il danno economico sarebbe enorme, sono in gioco centinaia di posti di lavoro».
L'energia solare - Stoffel sostiene che il consumo di elettricità nelle stazioni invernali è relativamente basso. Nel complesso, il consumo è pari allo 0,3% del fabbisogno totale del Paese. Inoltre, molte stazioni sciistiche producono la propria energia elettrica grazie all’utilizzo degli impianti fotovoltaici. Stoffel intravede nell’energia solare la soluzione al problema: «I sistemi fotovoltaici funzionano meglio a 1’000 metri che in valle, dobbiamo sfruttare questa possibilità».
Attualmente non sono previste misure di risparmio energetico che andrebbero a complicare il funzionamento degli impianti invernali. Eppure, c’è già chi chiede misure concrete contro lo “spreco” di elettricità sulle piste di sci.
«Le attività di svago sono le prime a essere colpite» - La consigliere nazionale Barbara Schaffner dei Verdi chiede infatti che anche i cannoni da neve siano interessati alle riduzioni del consumo energetico. «Le strutture di svago sono le prime che devono essere colpite dalle misure. Questo include quindi anche i cannoni da neve sugli impianti sciistici».
Anche Stella Jegher dell’organizzazione Pro Natura è favorevole allo spegnimento dei cannoni in caso di penuria energetica. «Capisco che questo sia difficile per gli appassionati di sport invernali, ma gli impianti sciistici di media quota saranno sempre più in difficoltà a causa del riscaldamento globale. Bisogna prendere una decisione».
L’ambientalista afferma inoltre che «la neve artificiale ha bisogno di molta acqua ed elettricità ed ha un grande impatto sull'ecosistema alpino». Le regioni colpite, secondo Jegher, dovrebbero sfruttare la situazione e sviluppare modelli di business più sostenibili e più rispettosi verso la natura.