L'imputato ha dichiarato che quelle illegali sono finite nella sua collezione per errore
ZURIGO - È stato politicamente attivo (arrivando persino in Consiglio comunale a Zurigo) ed è membro della direzione di una grande azienda, ma la sua vita sessuale lo ha portato fino in tribunale.
È un caso decisamente inusuale quello di un processo in corso a Zurigo, riportato dal TagesAnzeiger, nei confronti di un 50enne accusato di possedere circa 250 immagini pornografiche illegali (di pornografia minorile).
L'accusa chiede una multa condizionale di 180 pene giornaliere di 220 franchi ciascuna e il divieto di svolgere attività con minori per tutta la vita.
«Non mi interessa la pedopornografia»
Mettendo a nudo la propria sessualità («ho avuto circa 3'000 partner sessuali», ha detto al giudice), l'uomo non ha negato in aula la propria passione per i porno, più nel dettaglio scene tra uomini adulti. Ha una collezione di 7 milioni di immagini e 60'000 film - che sono stati setacciati dalla polizia.
Sostiene invece di non avere alcun interesse nella pedopornografia. «Non l'ho mai cercata, non l'ho mai guardata, non l'ho mai scambiata». Ma come mai aveva del materiale illegale? Sostiene che i file siano finiti lì per sbaglio, quando ha scaricato intere cartelle piene di immagini pornografiche da internet, senza prima verificarne il contenuto (anche perché è un compito erculeo, con queste quantità).
Il suo avvocato difensore ha accusato le autorità di voler incolpare il suo cliente a causa di un precedente incidente. Vent'anni fa, infatti, un minore ha accusato l'imputato di atti sessuali (accusa che non è mai stata confermata). Qualcosa che «è stato la rovina dell’imputato». La giustizia svizzera - sempre stando alla difesa - avrebbe voluto fare ciò che non ha potuto fare anni prima. «Non c'è altra spiegazione del perché autorità tedesche abbiano improvvisamente e senza spiegazioni esteso la richiesta di assistenza giudiziaria al sospetto di possesso di materiale pedopornografico».
Perché autorità tedesche? Perché l'indagine penale, in questo caso, è iniziata in Germania, dove l'ingegnere ha vissuto per un certo periodo durante il quale, attraverso un forum su Internet, si è imbattuto in un giovane che fingeva di avere 19 anni (ma ne aveva 16). Questo giovane ha poi contratto l'HIV e la sifilide, il che ha portato le autorità tedesche a controllarne i contatti e anche lo svizzero, che nel frattempo era tornato nel suo Paese, è stato preso di mira.
Mentre il giudice si è preso tempo per riflettere sulla sentenza, l'imputato ha ammesso che la sua paura più grande sia una condanna che distruggerebbe la sua carriera (lavora in una posizione in cui deve regolarmente presentare la sua fedina penale). «Spero che siamo riusciti a presentare la verità».