L’obiettivo del Governo è cambiare il sistema alimentare affinché, da un punto di vista climatico, sia sostenibile. Non mancano le polemiche
BERNA - Si chiama “Strategia climatica per l’agricoltura e l’alimentazione 2050 ”. È un documento di un centinaio di pagine messo a punto da tre uffici federali (Agricoltura, Ambiente e Sicurezza alimentare). Lo scopo del testo è semplice: cambiare il sistema alimentare e la produzione agricola affinché, da un punto di vista climatico, siano sostenibili.
Il documento sarà presentato a settembre e, com'è facile immaginare, si scatenerà il dibattito (e lo scontro). Si parte da un assunto: l’impatto ecologico dell’alimentazione odierna è troppo grande e, rispetto a tre anni fa, devono essere ridotte almeno di due terzi le emissioni di gas serra.
Una strada da percorrere è, appunto, il cambio di paradigma alimentare: rispetto alle abitudini attuali, si legge nel testo, sarebbe necessario adottare una dieta «con una maggiore proporzione di prodotti vegetali e con un consumo ridotto di carne».
Sul punto, com’è intuibile, le opinioni sono discordanti. Per Martin Rufer, direttore dell’Unione svizzera dei contadini, «lo Stato non deve rieducare i cittadini»: in una società liberale, «ognuno mangia ciò che vuole». Per il consigliere nazionale dei Verdi (e agricoltore) Kilian Baumann, invece, «è la strada giusta da percorrere».
«Rivedere il sistema dei dazi doganali»
Una strada ipotizzabile dal documento riguarderebbe un cambiamento del sistema dei dazi doganali verso i prodotti ritenuti più "impattanti" per l’ambiente, a vantaggio di quelli ritenuti non "dannosi" (per esempio le verdure biologiche). Una strategia che avrebbe una ricaduta diretta sul costo della spesa per i cittadini.
Un tema che, quando sarà ufficializzato il documento, farà di sicuro discutere è la richiesta di ridurre le coltivazioni destinate ai mangimi per animali e, al contempo, incrementare la produzione indirizzata al consumo umano.
Più soldi per le piante
L’amministrazione sta valutando di “ridistribuire” i versamenti, a vantaggio delle coltivazioni vegetali e a discapito degli allevatori. Una riforma non semplice e immediata, attuabile, sempre secondo il documento, entro il 2030.