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SVIZZERAIl guru della medicina alternativa indagato per omicidio colposo

20.11.23 - 20:05
Thomas Rau e un collega sarebbero responsabili di alcune morti sospette nella prestigiosa clinica di lusso Biomed Center Sonnenberg
Depositphotos
Fonte NZZ AM SONNTAG
Il guru della medicina alternativa indagato per omicidio colposo
Thomas Rau e un collega sarebbero responsabili di alcune morti sospette nella prestigiosa clinica di lusso Biomed Center Sonnenberg

La clinica di lusso Biomed Center Sonnenberg di Schwellbrunn (AR) è regolarmente aperta. Qui, pazienti facoltosi arrivano da ogni parte del mondo per sottoporsi a cure alternative studiate e proposte dal guru Thomas Rau. Un personaggio che nel corso degli anni ha raggiunto la fama di vera star internazionale. Ha scritto libri, volato in giro per il mondo e tenuto seminari in cui parlava della sua "medicina biologica". In un volume viene definito “Mozart della medicina”. È anche apparso come esperto in un documentario Netflix, ma il film è stato rapidamente rimosso dalla programmazione. 

Su di lui e su un medico del suo staff però è ora in corso un’indagine per omicidio colposo. Se da un lato i casi analizzati e le perizie degli esperti forensi farebbero emergere con assoluta evidenza numerose lacune e comportamenti inadeguati, va detto che essendo l’indagine tuttora in corso, è assolutamente in essere la presunzione di innocenza. Il lavoro di analisi e lettura delle carte effettuato dalla Nzz am Sonntag, porta alla luce diversi casi a partire dal primo del 2021 che ha poi innescato le indagini.

Il primo caso - Nel mese di aprile del 2021 una donna arriva nella clinica appena aperta. Il suo obiettivo è un ciclo di cure per farsi trovare pronta per una nuova fase della sua vita: presto diventerà nonna. Dai documenti ospedalieri a disposizione della Nzz am Sonntag risulta che la donna inizia a ricevere delle flebo con vitamina C e alcuni rimedi omeopatici. Poi le viene somministrato l'artesunato, un preparato contro la malaria. E infine viene iniettata nel sangue una soluzione contenente acido alfa lipoico.

L'infusione viene utilizzata in Germania per i diabetici di lunga data con danni ai nervi. A quel tempo però non era ancora approvato come medicinale in Svizzera. Secondo gli esperti forensi è proprio questa sostanza a essere «in ultima analisi collegata all’inizio della fase mortale». Poche ore dopo, la donna avverte forti crampi allo stomaco e poi dolori in tutto il corpo. In clinica la tensione sale e sia il dottor Rau che il medico curante inseriscono sempre più punti esclamativi nei loro appunti. I medici di terapia intensiva di Herisau e poi dell’Ospedale cantonale di San Gallo, dopo l’arrivo della paziente, non possono però più fare nulla. La donna ha un grave disturbo della coagulazione del sangue. Il suo fegato e i suoi reni non funzionano più e alla fine arriva il decesso. Il referto del medico legale è pesante. «È stato iniettato un farmaco all'epoca non omologato in Svizzera, i cui effetti collaterali l'hanno uccisa».

Intanto - A distanza di quasi due anni dai fatti il Biomed Center Sonnenberg è comunque regolarmente aperto. Persone benestanti provenienti da tutto il mondo volano qui per terapie davanti alle quali la maggior parte dei medici convenzionali si limita a scuotere la testa. I trattamenti di più settimane con soggiorno in albergo costano cifre a cinque cifre. Nella clinica è aperto anche un hotel e ristorante vegano senza glutine e anche i cuscini in piuma sono sostituiti con quelli in bambù. Tutto per la “disintossicazione”.

Secondo caso - Ma come detto, i casi sotto la lente di ingrandimento della Procura sono anche altri. Come quello di una donna svizzera di 77 anni purtroppo deceduta e sul cui caso gli esperti forensi hanno sostenuto come il dottor Rau avesse «commesso errori che nemmeno uno studente di medicina avrebbe dovuto commettere». La persona venne colta da violenti tremori mentre stava per lasciare la clinica e venne così trattenuta. Furono subito eseguiti degli esami ecografici e prescritti degli antidolorifici, compresa la morfina ma non venne trasferita in ospedale. Il giorno successivo - secondo la dichiarazione di Rau - la persona si sentiva meglio e andò a casa dove però, dopo poco, si sentì nuovamente male e morì all'Ospedale universitario di Zurigo per insufficienza cardiovascolare e shock settico.

I patologi forensi di Zurigo, effettuando l'autopsia sul corpo della donna scoprirono che soffriva di paralisi intestinale. Di conseguenza, dei batteri erano entrati nel corpo e ne avevano avvelenato il sangue, provocando un attacco di cuore. Le conclusioni sono devastanti per Rau: «Dal punto di vista medico legale è incomprensibile perché il medico curante, il dottor Thomas Rau non abbia effettuato una diagnosi adeguata».

L'irritazione degli esperti forensi emerge in quasi ogni riga. «C'erano diversi segnali d'allarme di paralisi intestinale. L'assunzione di antidolorifici non avrebbe fatto altro che rafforzare l’apparente stato di benessere momentaneo. La terapia del dolore addominale non deve essere effettuata finché non è stata esclusa la paralisi intestinale - scrivono i medici legali - questa conoscenza viene insegnata negli studi medici ed è considerata conoscenza di base della medicina umana». Secondo gli esperti Rau avrebbe dovuto diagnosticare una paralisi intestinale al più tardi prima che la donna venisse dimessa dalla clinica e trasferirla d'urgenza in una clinica chirurgica. Non bastava l’ecografia, sarebbe stato necessario fare delle radiografie o una TAC.

Indagini - Durante i colloqui con la Procura della Repubblica il dottore ha negato ogni colpevolezza per entrambi i casi, mettendo in dubbio il rapporto medico legale. L'avvocato del medico ha sottolineato come l'indagine penale dimostrerà che non vi è stata alcuna violazione del medico. In entrambi i casi le indagini penali sono ancora in corso. 

Il Cantone - Il capitolo finale di questa storia è il comportamento delle autorità dell'Ausserrhoden. L'Ufficio della sanità pubblica non ha attualmente intrapreso alcuna azione contro la clinica o contro Rau. Su richiesta, il segretario del dipartimento ha confermato di essere a conoscenza degli incidenti. L'ufficio ha fornito «chiarimenti informali» al riguardo. I procedimenti amministrativi vengono aperti «in linea di principio» solo se un medico è stato «condannato in un procedimento penale rilevante». La revoca dell'autorizzazione è stata esaminata dal punto di vista giuridico. Tuttavia, secondo l'Ufficio, al momento non ci sono le condizioni per farlo.

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