Lanciata oggi a Berna l'iniziativa "Per grandi imprese responsabili - a tutela dell'essere umano e dell'ambiente".
Nel comitato interpartitico figurano anche il consigliere nazionale Giorgio Fonio (Centro) e il membro del Gran consiglio ticinese Matteo Quadranti (PLR)
BERNA - Le multinazionali con sede in Svizzera non fanno ancora abbastanza per proteggere l'ambiente e i diritti umani, mentre dovrebbero orientarsi agli sviluppi internazionali in materia che prevedono obblighi più stringenti.
Parola di un comitato interpartitico, di cui fanno parte anche personalità della società civile e dell'economia, che ha lanciato ufficialmente oggi a Berna l'iniziativa "Per grandi imprese responsabili - a tutela dell'essere umano e dell'ambiente". La proposta di modifica costituzionale prevede multe per i trasgressori proporzionali al fatturato e la rifusione dei danni causati dalle imprese controllate che operano all'estero.
Stando a una nota odierna del comitato, di cui fanno parte anche il consigliere nazionale Giorgio Fonio (Centro/TI) e il membro del Gran consiglio ticinese Matteo Quadranti (PLR), il controprogetto all'iniziativa per imprese responsabili - approvata dal popolo ma bocciata dalla maggioranza dei Cantoni nel novembre 2020 - ha avuto un impatto «insignificante». Il controprogetto, «introdotto sostanzialmente su richiesta della lobby delle multinazionali», si concentra infatti principalmente sull'obbligo di rendicontazione.
Attualmente, precisa la nota, le multinazionali con sede in Svizzera continuano a violare gli standard ambientali e i diritti umani fondamentali. Simili comportamenti, a parere di Fonio, «nuocciono alla reputazione della nostra piazza economica e devono pertanto cessare». Gli esempio, citati dal comunicato, non mancano: si pensi a una miniera di Glencore in Perù, che inquina vaste porzioni di territorio, alle raffinerie dell'oro come quella di MKS Pamp, che importa metallo prezioso di origine problematica in Svizzera, per non parlare della multinazionale del trading di metalli IXM, che in Namibia ha lasciato in eredità 300 mila tonnellate di rifiuti altamente tossici, o ad alcune multinazionali nel settore del cacao che traggono profitto dal lavoro minorile.
L'iniziativa presentata oggi fa suo l'appello lanciato il primo giugno 2024 da 140 esponenti del Centro, del PLR, dei Verdi liberali e del partito evangelico, nonché da 80 personalità dell'economia con cui si chiede alla Confederazione di promuovere una legislazione sulla falsariga delle nuove direttive dell'Unione europea sulla sostenibilità delle imprese adottate nel maggio scorso. Stando ai sottoscrittori della richiesta, la Svizzera non dove rimanere l'unico paese in Europa senza una legge in materia.