Il 32enne si è visto infliggere 16 mesi di prigione (con la condizionale) e dovrà abbandonare la Svizzera per dieci anni
I giudici lo hanno ritenuto colpevole per delitti contro la legge sulle armi, ma lo hanno assolto per l'accusa di discriminazione razziale.
ZURIGO - Pena detentiva di 16 mesi con la condizionale: è la condanna inflitta a neonazista tedesco di 32 anni comparso la settimana scorsa davanti al Tribunale distrettuale di Hinwil (ZH) per rispondere alle accuse di discriminazione razziale, dalla quale è stato assolto, e di delitti contro la legge sulle armi. L'uomo sarà inoltre espulso dal territorio nazionale per 10 anni.
La polizia durante una perquisizione effettuata nel 2019 nell'abitazione dell'uomo, nell'Oberland zurighese, aveva trovato sotto il letto un fucile d'assalto, una pistola mitragliatrice e quasi 2000 proiettili. Le autorità non sanno cosa intendesse farne, ma considerata la pericolosità di queste armi e la grande quantità di munizioni, il tribunale ha stabilito che la sua colpa è tutt'altro che leggera.
Il tribunale ha invece comunicato di aver prosciolto l'uomo dall'accusa di discriminazione razziale: il 32enne su Facebook aveva risposto al resoconto di un sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz con un emoji che faceva il segno della mano sul viso - il cosiddetto "facepalm" - e l'osservazione che sette milioni di ebrei erano comunque sopravvissuti.
Questo commento può essere interpretato «in molti diversi modi», ha indicato il Tribunale distrettuale di Hinwil. Punibile è solo la «grossolana banalizzazione» dell'Olocausto. Pertanto l'imputato è assolto da questa accusa.
Per il pubblico ministero era chiaro che il tedesco volesse minimizzare il campo di concentramento di Auschwitz. Aveva suggerito che lì non fosse poi così male, e che dopo tutto molti ebrei erano sopravvissuti. Il procuratore aveva chiesto una condanna a 32 mesi, di cui 16 da scontare e 16 sospesi per quattro anni, così come un'espulsione dal territorio nazionale di 14 anni. Il tribunale ha quindi seguito la sua richiesta solo in parte.
Martedì scorso, durante il processo l'uomo, che per altro è già tornato a vivere in patria, più precisamente in Turingia, da febbraio, ha invece negato di essere un neonazista. A suo dire, i numerosi tatuaggi con riferimenti a quell'ambiente non sono in realtà un segno di odio o violenza. Il cittadino tedesco ha solo ammesso di simpatizzare per valori quali l'onore e la lealtà, che ha definito scomparsi al giorno d'oggi.
La difesa pertanto ne aveva chiesto l'assoluzione dalle accuse di discriminazione razziale. Il suo avvocato aveva proposto una pena pecuniaria di 100 aliquote giornaliere da 10 franchi l'una, sospese per tre anni, per violazione della legge sulle armi.
Il 32enne, che risiedeva a Rüti e di professione è cuoco, è stato tra l'altro l'organizzatore del controverso concerto "Rocktoberfest" che nell'ottobre 2016 ha riunito circa 5'000 estremisti di destra in un palazzetto per il tennis a Unterwasser, nella regione sangallese del Toggenburgo. La polizia, sorpresa dall'ampiezza dell'evento, non era intervenuta, ma il concerto neonazista ha fatto notizia anche fuori dai confini svizzeri.
Il cittadino tedesco è da tempo noto alle autorità, sia svizzere che tedesche. A conferma delle sue simpatie naziste si è fatto tatuare sulle ginocchia e sulle spalle delle croci uncinate. Un altro tatuaggio che si è fatto immortalare sulla pelle ritrae il criminale di guerra Fritz Sauckel, capo del partito nazionalsocialista (Gauleiter) in Turingia - dove l'imputato è anche cresciuto - diventato sotto il regime nazista generale delle SS e condannato a morte durante il processo di Norimberga.