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ARGOVIAEcstasy nel biberon, uccidono la figlia perchè soffriva di paralisi cerebrale

05.10.23 - 16:39
Straziante racconto dei genitori della bambina di 3 anni morta ad Argovia: «Non volevamo più vederla soffrire».
Tamedia
Fonte ArgauerZeitung
Ecstasy nel biberon, uccidono la figlia perchè soffriva di paralisi cerebrale
Straziante racconto dei genitori della bambina di 3 anni morta ad Argovia: «Non volevamo più vederla soffrire».

AARAU - L'hanno uccisa perché aveva una paralisi cerebrale. Non riuscivano più a vederla soffrire. È la giustificazione che hanno dato il papà (33 anni) e la mamma (31 anni) della bambina trovata morta nella notte tra il 6 e il 7 maggio 2020. In un'intervista rilasciata alla "Aargauer Zeitung", i genitori hanno confessato e spiegato i motivi del loro gesto, precisando di non avere alcun rimpianto per ciò che hanno fatto. La coppia aveva mescolato l'ecstasy nel biberon serale della bimba. Poi hanno aspettato che facesse effetto, l'hanno soffocata con un panno e l'hanno messa nel lettino. La mattina dopo, i genitori hanno allertato la centrale della polizia cantonale di Argovia dicendo di aver trovato la bambina lì, senza vita.

Impotenti di fronte al dolore - «Abbiamo liberato nostra figlia», così hanno detto i genitori. La bimba di tre anni soffriva di una grave paralisi cerebrale che non poteva essere curata. Non riusciva a deglutire da sola, non camminava, non parlava e aveva convulsioni e dolori. I genitori si prendevano cura di lei 24 ore su 24. Hanno spiegato che non l'hanno uccisa perché la situazione era diventata troppo faticosa, o perché erano sopraffatti dalla stanchezza. L'hanno uccisa perché non sopportavano più di vedere la loro bambina soffrire. «Faceva male il fatto che eravamo impotenti, che non potevamo fare nulla per aiutarla» ha raccontato il padre. Affidare la piccola a un istituto esterno era fuori discussione per i genitori. «Non volevamo dare via la nostra bambina come un giocattolo rotto» ha detto il papà specificando che tra loro e la figlia c'era un legame molto forte. Ad esempio accettava di essere imboccata solo dalla mamma.

Mancava il coraggio per farlo prima - La pediatra, intervistata dal giornale, ha precisato che la madre era molto preoccupata per la bambina: «Non ho mai avuto alcun segnale che qualcosa non andasse nel rapporto madre-figlia». La mamma era convinta che la figlia non volesse rimanere in vita: «Soffriva tanto e sapevamo non sarebbe mai guarita. Non avrebbe mai avuto una bella vita. Avremmo voluto che fosse felice, ma per farlo, doveva lasciare il suo corpo attuale». 

Durante gli interrogatori è stato chiesto alla coppia se la bambina desiderava davvero morire. «Voleva solo il nostro aiuto. Avrei potuta aiutarla in qualche altro modo? Non credo proprio» ha detto la madre. Più dubbioso il padre: «Non posso dire al 100% che volesse davvero morire, ma voleva una vita sana, senza paure e sofferenze»

Ricerche su come ucciderla - Il padre aveva fatto delle ricerche su «quale sarebbe stata la cosa più umana e indolore da fare» e si era procurato i farmaci. Per ben due volte hanno tentato di uccide la figlia, prima di quel 6 maggio, ma poi si sono tirati indietro. Durante gli interrogatori con il Pubblico ministero, la mamma ha raccontato che non avrebbe mai voluto perdere sua figlia, che le è mancato il coraggio. «Non ci riuscivo - ha raccontato la madre - è pur sempre la mia bambina. Non è facile fare una cosa del genere». Il coraggio di andare fino in fondo lo hanno avuto la sera del 6 maggio, dopo una giornata normale, trascorsa al parco. «Abbiamo deciso di mettere un punto e non farla soffrire più».

Tre mesi dopo il crimine, la polizia ha fatto irruzione nell'appartamento e ha arrestato i genitori. L'arresto è stato preceduto da una serie di approfondite indagini. Entrambi erano stati tenuti sotto osservazioni per mesi. Il loro appartamento e la loro auto erano dotati di microspie, i loro telefoni messi sotto controllo. Gli inquirenti non hanno lasciato nulla al caso, e quando hanno avuto sufficienti prove per incastrare la coppia sono intervenuti. La madre, fin dall'inizio non ha mai negato il reato. «Non l'ho fatto per me. L'ho fatto solo per lei», ha dichiarato l'11 agosto nel carcere centrale di Lenzburg.

Il caso è ora pendente davanti al tribunale distrettuale di Bremgarten. L'accusa chiede 18 anni di reclusione e 15 anni di espulsione per omicidio e tentato omicidio multiplo per la madre e il padre della bambina, nonché cinque anni di reclusione e 15 anni di espulsione per la nonna a causa della sua complicità nel crimine. Ignota per ora la data del processo.

 

 

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