Il 68enne che ha salvato due fratelli, trascinandoli fuori dall'elicottero prima dello schianto, racconta cos'è successo quella mattina.
SION - I suoi rapidi riflessi hanno salvato la vita a due persone, quando l'elicottero su cui si trovava si è schiantato mentre era in procinto di atterrare in vetta sul Petit Combin.
Oggi, una settimana dopo la tragedia costata la vita a tre persone, Edward C.* ha voluto raccontare al Daily Mail cosa è successo quella mattinata. Il 68enne britannico, nonno di tre nipotini, si trova ancora in ospedale, con diverse fratture al braccio sinistro e al polso, una clavicola fratturata e sette costole rotte.
I due fratelli che, in uno slancio di adrenalina, è riuscito a trascinare con sé prima dell'impatto del velivolo con la montagna sono già stati dimessi.
Che le cose non stavano andando bene in quel volo, che aveva il compito di portare i quattro escursionisti e una guida sul monte vallesano per un'uscita di eliski, gli era apparso abbastanza chiaro una volta arrivati in prossimità della vetta.
«È normale rimanere disorientati durante l'atterraggio, ma c'era troppo vento e troppa neve che rimaneva appiccicata ai vetri. Quando ho visto una pala passarmi davanti agli occhi ho capito che restare a bordo non era più sicuro», ricorda C.
Con la mano già sulla cintura di sicurezza, l'ha slacciata velocemente trascinando con sé i due giovani: «non erano sicuri di quello che stavo facendo, inizialmente c'è stato un tafferuglio fra di noi». La scelta dell'uomo è però stata provvidenziale.
Dopo essere atterrato sul versante innevato, ha iniziato a scivolare per più di 500 metri per poi cadere per 30 metri in un crepaccio, l'impatto fortunatamente attutito dalla neve.
Un'insenatura che è stata anche la sua salvezza, perché nel frattempo lo schianto dell'elicottero aveva causato una slavina che aveva travolto sia il velivolo, sia i due fratelli trascinati a valle dalla neve per più di un chilometro.
Con grandissima prontezza Edward è riuscito a estrarre il cellulare per chiamare aiuto, attivando l'app EchoSOS che l'ha collegato con i soccorritori: «Sono stati encomiabili, l'operatore dall'altra parte della cornetta ha fatto il possibile per tenermi sveglio facendomi domande sulla mia famiglia, chiedendomi il nome di mia moglie, dei miei figli, la mia data di nascita...»
Il segnale del cellulare ha poi permesso ai soccorsi di individuarlo rapidamente anche se poi per il recupero sono state necessarie quasi cinque ore: «Non dimenticherò mai lo scatto dell'imbracatura su di me e le parole di quell'uomo: “Adesso sei al sicuro”».
*nome noto alla redazione