Ad avanzarla era stata UBS, in merito al caso di riciclaggio di denaro
BELLINZONA - Il Tribunale penale federale (TPF) ha respinto la richiesta di sospensione del processo avanzata ieri da UBS nel caso legato al riciclaggio di denaro della mafia bulgara, in cui la grande banca è subentrata a Credit Suisse dopo l'acquisizione dell'ex concorrente. Lo ha indicato oggi in aula il presidente della corte Andrea Ermotti.
Il TPF non ha quindi accolto le argomentazioni presentate ieri dalla legale di UBS. L'avvocata aveva domandato lo stop del procedimento in attesa della decisione del Tribunale federale (TF) in merito alla domanda di archiviazione del caso.
UBS vuole infatti che l'intera questione sia abbandonata. Il leader bancario elvetico sostiene che la scomparsa di Credit Suisse debba avere le stesse conseguenze della morte di una persona fisica.
Secondo la Corte d'appello dell'istanza con sede a Bellinzona, dove si è aperto ieri il processo di secondo grado sulla vicenda, per ora il procedimento deve però andare avanti. Tuttavia, il TPF si riserva la possibilità di sospendere la sentenza, finché da Mon Repos non si saranno espressi sull'eventualità di un'archiviazione.
Il tribunale ha invece accettato la richiesta di UBS di ascoltare un esperto finanziario. Questi sarà sentito sugli obblighi delle banche di esercitare la dovuta diligenza in caso di sospetto di fondi provenienti da attività illecite.
Da ricordare come in primo grado, nel giugno del 2022, Credit Suisse era stata condannata a pagare una multa di 2 milioni di franchi e un risarcimento di 19 milioni. L'istituto era stato ritenuto colpevole di aver aiutato l'organizzazione di Evelin Banev, capo di una rete criminale che importava decine di tonnellate di cocaina in Europa, a riciclare parte dei proventi.