Il Consiglio nazionale ha bocciato due mozioni della sinistra dedicate al blocco degli averi dei russi in Svizzera.
Secondo stime «prudenti» i loro patrimoni raggiungerebbero i 200 miliardi. Una cifra infinitamente superiore a quella calcolata dalla Seco.
BERNA - La guerra in Ucraina torna a far discutere in Parlamento. Stamane al Consiglio nazionale si è tenuta una sessione straordinaria dedicata al blocco dei valori patrimoniali. Il plenum ha bocciato due mozioni della sinistra che chiedevano la creazione di organi adibiti a questo.
La prima, del gruppo socialista, proponeva l'istituzione di una task force per gelare ed eventualmente confiscare i fondi degli oligarchi russi e bielorussi. È stata respinta con 103 voti a 78 e 3 astensioni. La seconda, dei Verdi, proponeva la creazione di un'autorità di vigilanza indipendente sul commercio di materie prime. Simile il risultato della votazione: 103 contrari, 80 favorevoli e 1 astensione.
Ammonta a 200 miliardi la stima degli averi russi nella Confederazione formulata dalla «molto prudente» Associazione svizzera dei banchieri, ha rilevato Baptiste Hurni (PS/NE), mettendo in relazione questa cifra con i 6,3 miliardi calcolati dalla Segreteria di Stato dell'economia (Seco). Hurni ha parlato d'ipocrisia e ha fatto l'esempio degli Stati Uniti, che hanno istituito una task force di questo tipo. La Svizzera è una delle piattaforme centrali per i patrimoni russi, ha da parte sua ricordato Mattea Meyer (PS/ZH).
Sostegno per entrambe le mozioni è stato espresso dai Verdi liberali. Il Consiglio federale non ha fatto abbastanza, secondo Jürg Grossen (BE). «È già passato troppo tempo prezioso, le sanzioni sono state aggirate e la Svizzera aspetta. Vogliamo più leaderschip da parte della Confederazione».
Pur riconoscendo la tragedia che sta vivendo l'Ucraina e sostenendo sin dall'inizio le sanzioni contro la Russia, il PLR si è opposto. Le sanzioni funzionano solo c'è uno scambio d'informazioni a livello internazionale, un coordinamento, ma non è il momento di fare dichiarazioni altisonanti, ha rilevato Beat Walti (ZH). «Non bisogna essere precipitosi, le decisioni devono essere concordate con l'estero».
Netta opposizione anche da parte dell'UDC. Gregor Rutz (ZH), ha chiesto al plenum di mantenere il sangue freddo. «Siamo una piazza finanziaria e questo non è un problema, è un vantaggio», ha affermato, aggiungendo che «la piazza svizzera piace perché qui c'è la sicurezza del diritto». I diritti fondamentali e dell'uomo valgono per tutti e non dipendono da chi sia la persona in questione e dal suo patrimonio, ha poi concluso caustico.
A metà del guado l'Alleanza del Centro. Le sanzioni non possono solo essere decise, devono essere applicate e i valori patrimoniali devono essere trovati, ha riconosciuto Philipp Matthias Bregy (VS), affermando che il suo gruppo sarebbe stato favorevole a due terzi della proposta socialista: "sì a una task force, ma la confisca di patrimoni si spinge troppo in là".
Il Consiglio federale è convinto che i processi tra le autorità federali e le imprese private in Svizzera siano ben stabiliti ed efficaci, ha affermato il ministro dell'economia Guy Parmelin. «Per questo motivo secondo l'Esecutivo non è necessario istituire una task force. Le autorità possono già ora cercare averi e bloccarli, come chiede la mozione socialista, mentre la confisca degli averi non è possibile, occorrerebbe modificare la legge».
Materie prime
Difendendo la loro mozione, gli ecologisti hanno sottolineato come l'invasione russa dell'Ucraina abbia portato alla ribalta la stretta interdipendenza tra la piazza svizzera del commercio di materie prime e i regimi autocratici. «Circa l'80% del petrolio russo è negoziato sul nostro territorio», hanno ricordato. Il settore deve essere regolato da condizioni chiare, ha sostenuto Sophie Michaud-Gigond (Verdi/VD).
Per Gregor Rutz (UDC/ZH) la Svizzera dispone già di strumenti sufficienti per regolamentare il settore. Ha citato la legislazione antiriciclaggio e il fatto che gli intermediari finanziari siano obbligati per legge a segnalare i sospetti di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo.
Il ministro delle finanze Ueli Maurer ha da parte sua ricordato che i maggiori attori del settore sono soggetti a obblighi di diligenza e trasparenza per quanto riguarda i minerali e i metalli provenienti da zone di conflitto e il lavoro minorile.