Concorrenti sul piede di guerra per un monopolio evidente: sette morti del Mendrisiotto su dieci passano da Coltamai. Qualcuno bara? «No, semplicemente penso io a tutto» dice il titolare
MENDRISIO - «Più della metà dei morti del distretto passa da Coltamai». Sembra una di quelle “sparate” dettate solo dall’invidia di chi non riesce a battere cassa. «Invece è tutto negli annunci funebri» dice chi ha spulciato i giornali, da cui emergerebbe un mercato funerario troppo accentrato e in pratica in mano ad un solo attore: la ditta di onoranze funebri Fernando Coltamai, attiva a Mendrisio dal 1976.
La conta dei necrologi - A parlare è il foglio excel che l'addetto ai lavori ci consegna. Intere schermate su cui, giorno dopo giorno, da oltre un decennio sono stati registrati i “funebri” apparsi sui quotidiani ticinesi. Annotando le ditte incaricate dell’estremo commiato. I risultati sono sorprendenti: dal 2008 al 2017 la ditta Coltamai ha organizzato in media 261 funerali all’anno su un totale, sempre medio, di 448, raggiungendo così una quota di mercato del 58.3%. Una posizione di chiaro dominio che si va rafforzando. Prendendo solo gli ultimi cinque anni la quota sale al 60.5%. Un’altra anomalia emerge dal confronto dei numeri assoluti fra i distretti. E anche qui la ditta di Mendrisio, che occupa una decina di dipendenti, fa più funerali (282 nel 2017) dell’azienda leader nel più popoloso Luganese (Maspoli si ferma infatti a 207).
La replica: «Ci penso io» - Lui, Fernando Coltamai, 68 anni, non ridimensiona, anzi: «Se domani uscisse il mio necrologio, i fioristi non riuscirebbero a soddisfare le corone da parte dei miei colleghi - esordisce scherzando - . Battute a parte. Io non faccio pubblicità e non contatto mai i familiari del defunto. Sono loro a chiamarmi, perché ho visto un po’ più in là del naso. Se chiama un controllo abitanti di Chiasso, Mendrisio o della Valle di Muggio per chiarire un dubbio funerario, le diranno: “Chieda al Coltamai”». Il segreto? «Facciano grossomodo 320 funerali all’anno sui 450 nel distretto (pari al 71%, ndr). La gente non si fa imboccare e oggi le istituzioni, dagli ospedali alle case anziani, non possono permettersi di dare direttive. E anche se ne arriva mezza, non è quello che fa pendere la bilancia» continua Coltamai. «Il mio “successo” sta nel capire le necessità, mettere a proprio agio le famiglie e dire loro: ci penso io. Comune, prete, cassa malati, Avs, provvediamo noi. Sono le cose elementari» e chiude con la massima, in dialetto, «Sun mia mi che sun pusé brao, ma i altri che ièn pusé taroc...».
L’arciprete si assolve - Nessuno di fatto mette in dubbio che siano molto bravi, ma nel settore da tempo ci si interroga sui fattori che possono aver contribuito a questa anomalia di mercato. Il passaparola (ma l’argomento non è francamente dei più gettonati), la pubblicità (ma non ne fa), la tradizione (ma non è la sola azienda storica del distretto). In assenza di una chiara spiegazione, c’è chi punta il dito su preti e case anziani. L’arciprete di Balerna (e prima a Vacallo) Gian Pietro Ministrini, che è coordinatore del parroci del Mendrisiotto, se non affossa la tesi, ma per lo meno tende a sminuirla: «Mi è capitato un paio di volte - dice a Tio/20Minuti - di suggerire a familiari del tutto senza idee quale fosse la ditta di onoranze funebri più pratica e in grado di sollevare i parenti dai fastidi burocratici… E qui da noi, a dirvelo in confidenza, è il Coltamai di Mendrisio… Un paio di casi, e con tutte le prudenze, sulle centinaia e centinaia di funerali officiati» si schermisce l’arciprete. «Piuttosto - si sfoga Ministrini - molti parroci si lamentano perché vengono contattati dalle stesse pompe funebri che chiedono loro fare il funerale il tal giorno e alla tal ora. Sarebbe meglio se fossero gli stessi parenti a chiamarci. Ma sembra una tendenza inevitabile».
Il bacino delle case anziani - Per altri impresari di pompe funebri il mercato sbilanciato ha origine invece nelle case anziani: «Il vero inestinguibile bacino da cui attingere il lavoro - sostiene chi ha fatto la statistica dei funerali - Le persone muoiono sempre meno a casa e i funerali passano sempre di più dagli istituti della terza età. Dove conta avere delle buone entrature». Sempre da don Ministrini arriva una parziale conferma dell’esistenza, «in passato però» tiene a sottolineare, di istituti “schierati”: «Nei ricoveri credo che possa capitare. Ad esempio, le suore del San Rocco a Morbio inferiore mi dicono che avevano una preferenza per una tal ditta. Ma adesso anche loro da padrone sono diventate ospiti. Ora la faccenda, penso, sia più delicata e... rispettosa».
La lista neutrale - Al San Rocco di Morbio, come in altre case anziani del distretto, si opererebbe oggi secondo il principio della neutralità: «Noi abbiamo un protocollo interno e una lista con ditte di onoranze funebri della regione. Elencate in ordine alfabetico - spiega il direttore John Gaffuri -. Quando c’è il decesso di un ospite il nostro personale consegna questa lista ai familiari o al rappresentante amministrativo. Dopodiché sono loro a decidere chi chiamare. Spesso il parente lo sa già, talvolta la ditta viene indicata nelle direttive anticipate d’ingresso. Certamente la nostra casa anziani non suggerisce se chiamare una ditta piuttosto che un’altra».
Contesa all’Obv - E nel pubblico? Problemi non ci sarebbero con la Polizia cantonale che, in caso di incidenti, contatta le ditte sulla base di un picchetto funebre per il recupero delle salme. Tutto liscio fila anche negli ospedali, dove pure c’è una lista di picchetto. Anche se, di nuovo don Ministrini racconta di situazioni accadute all’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio: «So che un paio di volte sono nate discussioni, con scene incresciose, tra impresari funebri che si contendevano la salma e accusavano il personale di aver suggerito, ma mi pare quasi impossibile, chi chiamare».
Un caso contestato - L’argomento è delicato e certe scelte possono dar luogo a polemica. Emblematico il caso dei due migranti morti in territorio di Balerna, uno travolto e l’altro fulminato dal treno. È capitato che due ditte, dopo aver recuperato le salme, portate poi all’istituto patologico di Locarno per gli esami di rito e trattenute per diversi mesi, non siano poi state incaricate dei funerali. Il Comune aveva infatti affidato l’incarico ad altri… Ma dalla cancelleria comunale arriva la spiegazione: il recupero e trasporto è stato gestito dal Ministero pubblico, l’interramento dal Comune. «Sono cifre basse, si parla di una sepoltura minima, che non sottostanno a un concorso pubblico. È legittimo che il Municipio non sappia chi si è occupato del recupero. Il funerale è stato fatto da Coltamai con cui abbiamo un canale... non dico preferenziale… ma è stato interpellato da noi più volte per questo tipo di lavori» è la spiegazione dal Comune di Balerna.