Lo dice un'indagine pubblicata dall'O-Tur e basata sulle prenotazioni ad aprile negli alberghi
LUGANO - Una primavera di lacrime per il settore alberghiero in Ticino. Le previsioni dell'Osservatorio turistico (O-Tur) dell'Università della Svizzera italiana non sono rosee. E basandosi sulle prenotazioni, sono decisamente attendibili.
I primi segni della crisi si erano già visti a fine febbraio. Nell'ultima settimana del mese, il tasso di occupazione degli alberghi registrati alla piattaforma H-Benchmark è calato di colpo del 14 per cento. «Va ricordato - sottolinea l'O-Tur in un'indagine odierna - che nel weekend precedente i primi casi di persone infette erano stati individuati nel vicino territorio lombardo».
Nel complesso il mese di febbraio nel complesso, è andato ancora bene. Il Ticino ha segnato 70'607 pernottamenti (+13,5% anno su anno), i Grigioni 824'205 (+11,1%) secondo dati forniti oggi dall'Ufficio federale di statistica. A livello svizzero si era registrato, in ogni caso, un enorme calo di turisti cinesi.
Ma era solo l'inizio. Per il mese di marzo le camere prenotate nel Luganese - dove si trovano i 23 alberghi presi a campione - sono calate del 43 per cento. Un trend che vale, verosimilmente, per tutto il Ticino. Il calo del fatturato è stato, complessivamente, del 61 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.
Ma la situazione per aprile e maggio è ancora peggiore. Le camere prenotate nel mese di aprile sono al momento il 9 per cento di quelle disponibili (considerando il campione sondato). E anche quel poco rischia di volatilizzarsi dopo gli appelli delle autorità ai turisti d'Oltralpe.