Uno studio di UBS parla di facile ripresa. GastroTicino: «Momento difficile per chi lavora con business e congressi».
LUGANO - L'87% dei ristoratori ticinesi prevede che fra due anni il personale rimarrà numericamente uguale o maggiore. Lo riporta UBS in un'indagine condotta su 2'500 aziende svizzere. «Tradizionalmente si tende ad essere più ottimisti», afferma Edoardo Beretta, docente di macroeconomia all'USI.
Il turismo - Riguardo alla ripresa del turismo in Ticino, per l'economista è difficile fare delle stime: «Sarà da vedere se l'afflusso di persone che diversificano le loro mete turistiche scegliendo il nostro cantone compenserà la perdita momentanea di clienti esteri».
La ristorazione - Il presidente di GastroTicino, Massimo Suter, ricorda alcune differenze nel settore: «Per i ristoratori che lavorano con turisti svizzeri, la situazione è positiva. Per quanto riguarda invece le strutture focalizzate su business e congressi, è un momento molto difficile», e conclude, in accordo con il sondaggio di UBS, non vi sarà una vera ripresa prima del 2021 se non addirittura 2022».
Settore manifatturiero - La situazione per le imprese manifatturiere con sede in Ticino dipenderà dalla semi-dipendenza di manodopera italiana, spiega Beretta, e dalla capacità delle aziende di trovare modi per rendersi più indipendenti dalle problematiche vissute durante il lockdown. Secondo l'economista, la Svizzera, e di conseguenza anche il Ticino, è più al riparo dalle dinamiche recessive di questi mesi e dalle problematiche tipiche dell'area euro.
Economia mondiale - Beretta non è d'accordo con le stime pubblicate qualche giorno dall'Ufficio statistico dell'Unione europea (Eurostat) e dal Fondo monetario internazionale (FMI): «Prevedo un notevole ribasso rispetto a quelle che sono le attuali visioni entro fine anno».