Oggi in pensione, Stefan Ferretti è stato per anni tra i creatori delle installazioni artistiche che animano Lugano
LUGANO - Stefan Ferretti, dopo circa un trentennio trascorso a vivere nella campagna vicino a San Paolo (Brasile), è approdato al Dicastero Cultura, Sport ed Eventi della Città di Lugano per creare gli allestimenti artistici che abbelliscono la città durante le manifestazioni. Oggi è in pensione e si è trasferito a Caslano, dove ha dato vita a una pittoresca casa-atelier insieme alla moglie Regina Kioko.
Come ha dato avvio alla sua carriera?
«Ho iniziato la mia vita professionale come art director in una piccola agenzia di pubblicità in Brasile, paese nel quale mi sono trasferito nel 1981. Nel 1992 mi è stato proposto di allestire uno stand al salone dell’automobile: lì è nata la mia vera passione per la scenografia. Fino al mio ritorno in Svizzera, nel 2010, ho lavorato per grandi brand di automobili, bibite e altre multinazionali».
Come è arrivato poi a lavorare per la città di Lugano?
«Tornato a Lugano ho instaurato un contatto con Claudio Chiapparino, della Divisione Eventi. Poco dopo, a settembre 2011, ho iniziato a lavorare nel cLab, il laboratorio creativo della città».
Era un po’ lo “scenografo” della città di Lugano: era facile animare la città nei diversi periodi dell’anno?
«Alla Divisione si è sempre lavorato in gruppo ed esistevano già date ed eventi ricorrenti. La nostra funzione consisteva nel rinnovare ogni anno questi determinati eventi, soprattutto durante il LongLake Festival in estate e le celebrazioni di Natale in Piazza a partire da fine novembre. Parallelamente, al cLab stavamo sviluppando un progetto dedicato al riciclo di mobili e materiali».
Qual è il riscontro della popolazione verso gli allestimenti cittadini?
«In generale è positivo e la maggior parte delle persone li apprezza molto, ricordo che durante i montaggi molti curiosi si approssimavano e ci facevano complimenti per il lavoro. La qualità e la quantità delle proposte offerte dalla città aumentano di anno in anno».
In che modo venivano pensati gli allestimenti?
«Il lavoro era sempre concepito in gruppo, a dipendenza dell’evento. Ciascun progetto presentava le sue difficoltà, ma con un team di tre/quattro persone si trovava sempre una soluzione grazie alle capacità dei componenti. Normalmente concluso un evento si cominciava a discutere e studiare il da farsi per quello successivo. Infatti finiti i montaggi del LongLake si parlava già della Festa d’autunno e quella di Natale».
Quanta libertà artistica concedeva la Città di Lugano?
«Devo dire che noi del laboratorio creativo avevamo molta libertà, sebbene dovessimo rispettare la tematica o il concetto primario dell’evento. Per alcune rassegne, come per Arte Urbana, avevamo carta bianca potendo fare assolutamente quello che volevamo: da qui sono nate installazioni come la coda di balena nel Ceresio o il Cactus di 5 metri d’altezza».
Come è cambiata la sua vita dopo il pensionamento?
«Da quando ho smesso di lavorare io e mia moglie ci siamo trasferiti a Caslano. Abbiamo trovato un bellissimo spazio in cui vivere e creare il nostro atelier. Regina è pittrice e illustratrice, mentre io mi dedico all’up-cycling: praticamente quando siamo in casa lavoriamo e la porta rimane aperta per chiunque voglia farci una visita e bere un buon “cafezinho” (come si dice in Brasile)!».
Tra balene e formichieri, un mare di ricordi
«Le opere che io e i miei colleghi abbiamo creato per la Città nel corso degli anni sono state moltissime, alcune memorabili, come ad esempio la Moka express alta quasi 6 metri e il Formichiere lungo 7, collocato davanti al Palazzo dei Congressi. Inoltre, ci sono stati i conigli di Pasqua e i Babbi Natale, per il divertimento dei bambini, infine l’ultimo progetto, Luci di Natale, realizzato al parco Ciani lo scorso anno». Non solo le opere, Stefan Ferretti ricorda anche alcuni momenti indimenticabili vissuti durante l’incarico alla Divisione Eventi: «Un fatto curioso è che la maggior parte delle volte che eravamo al parco, in piazza o in qualche punto della città per il montaggio di una scenografia si trattava sistematicamente di una giornata piovosa, che fosse estate o inverno. Oppure, ricordo il viaggio verso la foce con la balena sul tetto della Jeep prima del suo allestimento in acqua».