La Pianura padana chiede aiuto idrico, il Dipartimento del territorio risponde picche: «La siccità c'è per tutti»
Intanto i bacini rimangono vuoti, e dall'Italia arrivano reazioni stizzite. L'Autorità di bacino del Po: «L'acqua ci serve per evitare danni irreversibili e disagi a 700mila persone»
LUGANO - Nella giornata di oggi sul confine italo-svizzero sono piovute più polemiche che acqua. La pioggia a lungo attesa ha facilitato qualche incidente - con grossi disagi al traffico - ma non la soluzione delle contese idriche tra Italia e Ticino. Non siamo alle guerre per l'acqua predette dagli esperti di geo-politica. Ma alle frecciatine e alle punzecchiature sì, a mezzo stampa e tv, come da tradizione di confine.
La goccia - per stare in tema - che ha acceso i toni è arrivata lunedì con la richiesta presentata da parte italiana, sul tavolo della Regio Insubrica, di aumentare i versamenti svizzeri al Lago Maggiore, e quindi al Ticino e al Po. A valle c'è la crisi idrica nella Pianura padana, con 125 comuni rimasti senza acqua da settimane: martedì l'Emilia-Romagna ha dichiarato lo stato di crisi regionale. Nel frattempo è arrivata la risposta da parte del Dipartimento del territorio: niente da fare.
«Ci dispiace, ma i nostri bacini idroelettrici purtroppo sono già molto provati. La siccità c'è per tutti» spiega il capo dell'Ufficio corsi d'acqua Laurent Filippini. In base alle stime del Cantone in Ticino mancano qualcosa come 130 milioni di metri cubi d'acqua rispetto al fabbisogno stagionale. Le precipitazioni iniziate ieri (si prevede che riprenderanno venerdì e settimana prossima) cambiano poco, Filippini è franco: «Per ora abbiamo solo aria più fresca. La pioggia evapora per il caldo e non entra nel terreno. L'unica cosa che possiamo scambiare con i nostri vicini sono le informazioni».
Ma ai vicini non bastano. Meuccio Berselli, segretario dell'Autorità di gestione del bacino del Po, non l'ha presa bene. «In questo momento sarebbe saggio ispirarsi alla sussidiarietà. L'acqua che chiediamo serve ad evitare un danno irreversibile agli agricoltori del delta del Po». L'avanzamento dell'acqua del mare ha reso non irrigabili 10mila ettari di campi nelle provincie di Ferrara e Rovigo, ricorda Berselli. «L'invaso per uso idroelettrico è secondario rispetto a quello ad uso agricolo. Inoltre rischiamo il fermo dell'acqua potabile in un'area dove vivono 650mila persone». Non resta che sperare in più pioggia. E che spenga anche le polemiche.