Nel 2023 notevole aumento dei reati contro il patrimonio. Molti furti commessi da magrebini. «Il nostro è un cantone benestante»
BELLINZONA - Il Ticino (e la Svizzera in generale) è tornato nel mirino dei ladri. Nel 2023, infatti, si è registrato un notevole aumento dei reati contro il patrimonio. Il nostro benessere, infatti, è un po’ come il miele per le api per i malintenzionati. «Il nostro - come ricordato dal Comandante della polizia cantonale Matteo Cocchi durante la conferenza stampa che presenta il bilancio delle attività dello scorso anno - è un cantone benestante e chi vuole delinquere viene dove si sta bene».
Le cifre - Nello specifico i numeri dicono che lo scorso anno si sono registrati ben 1’190 furti con scasso (contro i 781 del 2022). Con i ladri che hanno colpito in particolare le abitazioni private e gli esercizi pubblici. «La statistica - ha precisato il Direttore del Dipartimento delle Istituzioni (DI) Norman Gobbi - mostra che c’è stato un ritorno alle cifre pre pandemia. Ma questi numeri sono comunque molto inferiori rispetto alla media degli ultimi dodici anni (nel 2012 erano tre volte tanto, ndr)».
Dal Maghreb con furore - Una recrudescenza di questo tipo di reati che è stata provocata anche dai cambiamenti socio-economici ed è legata a filo doppio con i flussi migratori. Soprattutto per quel che riguarda i furti nei veicoli e i taccheggi. «Abbiamo registrato un ritorno prepotente di questo fenomeno. E non solo in Ticino», ha ricordato Norman Gobbi, precisando che metà degli imputati per questi colpi «sono richiedenti l’asilo provenienti dagli Stati del Maghreb» (Marocco, Algeria, Tunisia e Libia).
Rapine per minorenni - Al capitolo rapine si registra una sostanziale stabilità (34 contro le 39 del 2022), anche se emerge un dettaglio “inedito” per quel che concerne sia gli autori che le vittime. «Metà dei casi coinvolge dei minorenni, è un fenomeno totalmente nuovo», fa presente il Capo del DI, precisando che spesso la refurtiva consiste «nello smartphone o in altri apparecchi digitali».
Ladri digitali - E proprio la digitalizzazione - e i reati a lei collegati - è una delle sfide che impegnerà di più la polizia cantonale in futuro. Ma che è già presente oggi. «Abbiamo registrato un aumento da 381 a 408 casi», sottolinea Cocchi, precisando che la quota maggiore di questi reati va ad appannaggio della cibercriminalità economica (phishing, abuso di sistemi di pagamento online e dell’identità di terzi). «È un elemento che metterà sotto pressione le forze dell’ordine. Per combattere questi reati dovremo aggiornarci continuamente e collaborare con le altre polizie sia svizzere che estere», sottolinea il Comandante della Polizia cantonale. Gli fa eco Norman Gobbi, precisando che «sarà fondamentale dotarsi di una base legale e creare una piattaforma per lo scambio automatico di informazioni a livello svizzero».
Base legale e piattaforma - Un progetto, questo, affidato alla Confederazione e ai Cantoni. «L’obiettivo - conclude Cocchi - è quello di incrementare la lotta alla criminalità che, sempre più spesso, coinvolge ampie parti del territorio, non conosce limitazioni legali, dispone di ingenti somme di denaro ed è tecnologicamente all’avanguardia».
Incidenti stradali - Last but not least, si è parlato anche di incidenti stradali. «Registriamo una certa stabilità in questo ambito, sebbene uno sia stato molto chiacchierato dai media», ironizza Gobbi, riferendosi all’incidente che lo ha visto coinvolto a Stalvedro nel novembre del 2023. «Battute a parte, abbiamo avuto sette incidenti mortali, con otto vittime e solo un mortale in autostrada». Dati, questi, che come precisato da Cocchi «sono tra i più bassi di sempre».