Ticino turistico in affanno. La Verzasca regge e la SRF parla di overtourism. È davvero così? Intanto ecco ospiti sempre più internazionali.
VERZASCA - Lo dicono i dati più recenti: il Ticino turistico non sta vivendo la sua annata migliore. Intanto però c'è una regione che sembra reggere molto bene. È la Valle Verzasca, oggetto anche di un recente servizio della SRF in cui si pone l'accento sui circa 50'000 passeggeri che ogni estate usano l'Autopostale tra Gordola e Sonogno.
L'interrogativo – Ma mentre in altre zone turistiche della Svizzera italiana si piange, è davvero il caso di parlare di overtourism verzaschese? I pareri raccolti da tio.ch sono contrastanti.
Da Como dopo avere visto alcuni video – A Lavertezzo ci imbattiamo in due simpatiche ragazze italiane che arrivano da Como. Turiste di giornata. Sono arrivate con l'auto e ci hanno impiegato circa un'ora e mezza. «Facciamo una camminata e un bagnetto – dice una –. Questo di base è il programma. È la nostra prima volta in Verzasca. Abbiamo visto vari video online sulla zona e ci siamo convinte».
Tensione – Gulseren Bacciarini, gerente del ristorante Posse, fa una constatazione interessante. «Mi sembra che la gente sia un po' nervosa. Mancano soldi e tempo. Quando arrivano qui tutti si scaricano su di noi. Non hanno tempo per posteggiare, non hanno tempo per pagare, non hanno tempo per mangiare. Troppo stress anche in vacanza».
Passaparola – Seduta al tavolo del ristorante Posse c'è una coppia di Ginevra. Una giovane donna spiega: «Ho sentito parlare della Verzasca da alcuni amici. Mi avevano detto che era magnifica. E allora eccoci qui».
Un posto super – Pochi metri da parte un vigoroso germanico puntualizza: «Sono in giro in moto. Sono stato a vedere quelli che si lanciano col bungee jumping dalla diga». Un ragazzo aggiunge: «Qui è super». «Sono contenta. In questi giorni ho nuotato nel fiume», precisa la sua amica.
Al ponte delle "Maldive" – Si sale lungo la valle e si arriva al ponte romano. A quel pozzo diventato iconico grazie al video di un ragazzo italiano che ha promosso questo posto come "le Maldive a due ore da Milano". C'è un tizio che ha paura di tuffarsi. «È pericoloso», dice ridendo.
C'è chi arriva da Lugano e chi dal Giappone – Una donna luganese mentre va al grotto elogia la Verzasca. «Mi piace molto. Ma come è cambiata. C'è poca acqua nel fiume rispetto al passato». Alle sue spalle una sorridente giapponese addenta un panino e pronuncia il suo parere: «È tutto molto grazioso».
La notte in campeggio (ma non in valle) – Il ponte è zona di incontri. Due ragazze tedesche, di Ulm, visitano per la prima volta il posto. «Ma non pernottiamo in valle. Dormiamo a Locarno, in campeggio», sostiene una mentre l'altra esprime la sua gioia.
Qualcuno è scettico – "Piacere Calastri" ci dice in dialetto un signore ticinese che ha la casa di vacanza poco lontano. E poi fa una sua considerazione. «A me non pare proprio che ci sia overtourism. Non particolarmente».
«Tre forchette per un piatto di pasta» – «Il turismo è fatto di gioie e dolori – racconta un signore del posto sempre in dialetto –. Ci sono tanti turisti, è vero. Ma o non hanno soldi o non li spendono. Spesso servono tre forchette per un piatto di pasta». «Io ho speso e spenderò sempre», ironizza un mesolcinese di Grono indicando la sua gazzosa sul tavolino di sasso.
«Alcuni dormono in auto» – Claudia Foiada Foletta, gerente dell'Osteria Vittoria, rievoca il famoso video sulle "Maldive". «L'overturismo ce l'abbiamo da lì. Personalmente per i pernottamenti noto un leggero calo. Ci sono molti che campeggiano nelle loro auto, bisogna dirlo. Anche ticinesi. Si suda e si corre e poi raccogli meno di quello che ti potresti aspettare. In ogni caso senza il maltempo degli scorsi mesi questa sarebbe probabilmente una stagione da incorniciare».
«Il mondo intero si muove» – Infine, un'osservazione che fa riflettere. «In questa estate, a differenza delle altre, vediamo muoversi il mondo intero in contemporanea. Abbiamo ospiti da Israele, dagli Stati Uniti, dalla Polonia, dall'Ucraina, dalla Russia. Un po' spiazza. O si capisce che siamo internazionali o non lo si capisce».