La zanzara non se ne vuole andare in "letargo". L'esperta: «Va gestita. E attenzione a grattarsi selvaggiamente, si rischiano infezioni»
LUGANO - È iniziato l'autunno, ma le fastidiosissime zanzare non sembrano volersene andare. Anzi, in alcune zone sembrano godere di ottima salute. Piccoline, ma decisamente fameliche, riescono a non farsi sentire se non dopo averti morso. Ce ne libereremo? Lo abbiamo chiesto alla principale esperta in Ticino, la responsabile del settore Ecologia dei vettori dell'Istituto di microbiologia della SUPSI, Eleonora Flacio.
Mi sembra consolidato il fatto che, probabilmente complice l'innalzamento delle temperature, questi insetti stiano prosperando. È corretto?
«Sì, il riscaldamento globale alle nostre latitudini favorisce lo sviluppo di queste zanzare esotiche aumentando il periodo nel quale possono essere attive prima della pausa invernale. E quindi il loro numero».
Rispetto al periodo della pandemia, durante il quale erano diminuite di molto, sembrano essere tornate più forti di prima. Come mai?
«Siamo tornati ai livelli pre-pandemici. Durante la pandemia, grazie alla maggiore attenzione posta dai cittadini nel controllo dei luoghi di sviluppo, si era riusciti ad abbassarne il numero del 68%. La situazione però non è drammatica: le densità rimangono abbastanza costanti di anno in anno. Ciò vuol dire che il sistema di misure di controllo integrate, effettuate sia da parte dei comuni che da molti cittadini, funziona. In caso contrario le densità dovrebbero aumentare, e così non è. Ovviamente se la maggior parte dei cittadini si applicasse come nel periodo pandemico, sarebbe ancora meglio».
Luoghi di forte presenza da cosa possono essere dovuti?
«La popolazione di zanzara tigre tende ad aumentare durante la stagione estiva, con una maggiore presenza tra agosto e settembre. Di base la zanzara tigre si sposta poco con volo proprio, quindi se qualcuno ha tanta zanzara tigre nel suo giardino, il focolaio è a pochi metri di distanza - una decina al massimo - e non è gestito in modo corretto. A volte tali luoghi di sviluppo non sono evidenti da trovare - come nel caso di cisterne sotterranee - a volte è perché semplicemente non ce ne si occupa e si demanda la responsabilità a qualcun altro».
Lo scorso anno erano state tentate tecniche per ridurne la proliferazione, come l'introduzione dei maschi sterili. Come è andata la sperimentazione?
«La sperimentazione con il maschio sterile l’abbiamo effettuata sia l’anno scorso che quest’anno a Morcote. I risultati sono molto incoraggianti, con una riduzione ulteriore di zanzara tigre complessiva nell'ordine del 70% circa. Stiamo cercando fondi per continuare questa sperimentazione al fine di poter dare ai comuni risultati ancora più attendibili per una futura applicazione su larga scala. Questa è una tecnica aggiuntiva alle misure già suggerite, non le sostituisce».
Una volta la zanzara era un insetto che quantomeno si faceva sentire. Adesso sembrano aver montato un silenziatore... È una peculiarità delle zanzare tigre?
«Effettivamente la zanzara tigre non fa molto rumore. In ambito urbano, con il “silenziatore” c'è solo lei. Molte altre specie stanno arrivando in Europa grazie alla globalizzazione dei trasporti e favorite poi dai cambiamenti climatici. Noi comunque sorvegliamo e interveniamo qualora sia necessario».
In caso di molti morsi per periodi continuativi, si possono sviluppare allergie o risposte sistemiche similari?
«Dipende dalla persona. Solitamente all’inizio, quando non si è abituati alle punture di una specie di zanzara il corpo reagisce, ma poi si abitua. Se ci si gratta selvaggiamente però, si possono causare infezioni batteriche indesiderate, dovute allo sporco sotto le nostre unghie e a microferite causate dai graffi».
Quando ce ne libereremo?
«Mai. La zanzara tigre si è installata in Europa. Bisogna entrare nell’ottica che va gestita».